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Kenya e la questione dell'Islam nero

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Difficile in casi come questi trovare l’aggettivo per descrivere lo stato d’animo per noi di Time For Africa  che ha amici in Kenya e amici keniani  in Italia, difronte all’ennesimo atto di terrorismo e di furia omicida che ancora una volta insanguina quella parte dell’Africa che l’islam nero vuole conquistare e sottomettere. Vorremmo capire di più. Non è una questione religiosa o meglio è anche una questione religiosa per come la vivono quei fanatici che  fanno dell’odio e della violenza la loro fede e la loro religione. Profondamente addolorati per quanto accaduto nel campus dell’Università di Garissa, nell’este del Kenya a circa 140 km dal confine somalo. Ad ora, sono 147 le vittime fino ad ora accertate,
 
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Questo assalto all’università è la conseguenza dell’entrata delle truppe keniane in Somalia nel 2011, nel tentativo di fermare gli islamisti che facilmente potevano e possono attraversare facilmente il confine per compiere attentati. Questa decisione probabilmente non ha fatto altro che il contrario e dare modo alle milizie di al-Shabaab di estendere il loro raggio d’azione anche in Kenya come lo dimostra l’attentato dello scorso anno al Mall di Nairobi.  Questa zona del Corno d’Africa assomiglia per certi aspetti quella del medio oriente dove la questione palestinese, non risolta, è alla base di tutta questa evoluzione del mondo islamico. Così la questione Somala, non risolta,alimenta da est la propagazione del credo Jidahista con i miliziani di al-Shabaab.
Quali le ragioni per questo attacco all’università, facile per questi assassini armati fino ai denti, introdursi all’interno dell’Università, luogo di studio, aggregazione, di pensiero. Facile uccidere, decapitare gli studenti discriminando anche sulla loro religione di appartenenza. Diventa complicato per i nostri schemi, i nostri valori
comprendere tutto ciò. Ci proviamo mettendo assieme contributi di vari autori che possono darci una mano per districarci all’interno del complesso e problematico Islam nero che sta attraversando l’Africa.
Chi sono i somali di al_Shabaab? 
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A-Shabaab significa  La Gioventù in arabo.  E’ nata dall’ala giovanile radicale della Somalia proveniente dalla defunta Unione delle Corti Islamiche che controllavano Mogadiscio nel 2006 prima di essere stati cacciati dall’esercito etiope. E’ un gruppo militante islamico che sta combattendo il governo Somalo sostenuto dall’ONU. Il gruppo alleato ad al-Qaeda è stato spinto fuori dalle principali città somale che una volta controllava ed ha spostato progressivamente le sue attività anche in  Kenya. Le milizie uscite dalle città oggi controllano ancora un vasto territorio rurale ed ha ancora una buona capacità di movimento nel compiere attentati suicidi, assalti ed azioni terroristiche anche fuori dalla Somalia, come nel caso di oggi.
Il gruppo sostiene la versione saudita di ispirazione wahhabita dell’Islam,mentre la maggior parte dei somali sono sufi.

I gruppi islamici operativi in Africa

Gruppi militanti islamici sono attivi in tutta la metà settentrionale dell’Africa- dalla Mauritania a ovest alla Somalia ad est- mentre i paesi occidentali in particolare Francia e Stati Uniti operano con le forze locali per cercare di contrastare la loro presenza e operatività.
Il gruppo di al-Shabaab è usato per controllare gran parte del territorio somalo (Somalia meridionale), elargire punizioni dure basate sulla legge islamica: lapidazione per gli adulteri,amputare la mano ai ladri e tutto quanto prevede la legge coranica in fatto di punizioni. Vietano le stazioni radio che propongono musica e tutto quanto riguarda la cultura di stampo occidentale.
Poi c’è l’AQIM, il gruppo salafita per la predicazione e il combattimento. E’ il più antico dei gruppi isalmici che operano in Nord Africa. Nato nel 2005 quando ha cambiato il suo nome dal gruppo salafita algerino peer la predicazione e il combattimento (GSPC), annunciando la sua fedeltà ad Osama Bin Laden. Questo gruppo prima della sua trasformazione in AQIM ha combattuto dal 1998 fino al 1990 in Algeria.
AQIM sembra aver subito un duro colpo in seguito alla defezione di alcuni dei suoi combattenti che sono andati a costituire i propri gruppi, in particolare Mokhtar Belmokhtar.
Il Movimento per Monoteismo e Jihad in Africa occidentale” (MUJAO) si è costituito alla fine del 2011 ed è venuto alla ribalta nel mese di aprile 2012, quando entra a far parte di due gruppi tuareg, il Movimento Nazionale per la Liberazione della Azawad (MNLA) e Ansar al-Din , nel cogliere il controllo del nord del Mali. MUJAO controllava la città di Gao tra aprile 2012 e gennaio 2013.
Con base nel nord del Mali, questo ramo AQIM si compone principalmente di arabi del  Mali, Niger e Mauritania. I suoi membri fondatori provengono principalmente dal contingente mauritano di AQIM. Il suo leader, Hammad Ould Mohammed al-Khayri, diviso da AQIM promuove il  jihad per stabilire la  Sharia (la legge islamica) in Africa occidentale. Nel gruppo si sono distiniti Figli del Movimento Sahara islamico per la giustizia. Questo gruppo diviso dal MUJAO nel maggio 2013,  lavora nel nord del Niger, della Libia occidentale e sud-est dell’Algeria. Fonti algerine dicono che il gruppo è composto da libici, algerini e maliani. Si è segnalato per aver effettuato attacchi contro gendarmi algerini.
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Boko Haram, il cui nome può essere tradotto come “l’educazione occidentale è proibita”, è guidata da Abubakar Shekau, un chierico linea dura che, in diverse occasioni, è stato dichiarato ucciso.Boko Haram promuove una versione dell’Islam che lo rende “haram”, proibito  per i musulmani a prendere parte a qualsiasi attività politica o sociale associato con la società occidentale.
Ma Boko Haram non è solo interessato in materia di istruzione. Il suo obiettivo politico è quello di creare uno stato islamico, e la scuola è diventata un terreno di reclutamento per jihadisti.
Ci sono poi Ansaur costituito nel gennaio 2012, anche se è salito alla ribalta solo sei mesi più tardi attraverso il rilascio di un video in cui ha promesso di attaccare gli occidentali in difesa dei musulmani in tutto il mondo. Il suo nome completo arabo, Jama’atu Ansarul Muslimina Fi Biladis Sudan, significa: “Avanguardie per la protezione dei musulmani nell’Africa Nera”.Il gruppo ha anche detto che sta lottando per recuperare “la dignità perduta dei musulmani dell’Africa nera” e la creazione di un califfato islamico dal Niger in Camerun e Nigeria settentrionale.
Ansar al-Sharia. Diversi gruppi utilizzando il titolo di Ansar al-Sharia sono emersi in tutto il mondo arabo dal 2011. Due esempi importanti apparsi in Libia e Tunisia, sfruttano la scomparsa di restrizioni che sono state imposte a gruppi islamici dai governi estromessi di Zine al-Abidine Ben Ali in Tunisia e Muammar Gheddafi in Libia.
Nell’estate del 2012, dopo diverse proteste anti-americane in Tunisia, hanno portato i sostenitori di Ansar al-Sharia al confronto aperto con le forze di sicurezza. Dopo l’assassinio di due politici laici a Tunisi, e di una operazione di sicurezza in corso in montagna Chaambi della Tunisia, il governo ha dichiarato il gruppo un’organizzazione terroristica nel mese di agosto del 2013.
 
Libera traduzione di TFA daMonitoraggio BBC
 
Ci pare molto utile l’analisi di Umberto De Giovannangeli, apparsa sull’Huffington post.  
Altro articolo per capire le relazioni e i problemi sorti tra Kenya e Somalia nell’articolo di Nicola Pedde apparso su Limes.
 

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