Da due giorni in Svizzera si è aperto il World Economic Forum a Davos, il tradizionale incontro a cui partecipano importanti manager e uomini d’affari, politici, intellettuali, dirigenti di ONG e organismi internazionali, per discutere del futuro dell’economia e della politica internazionale. Un’occasione che OXFAM non ha lasciato passare indenne pubblicando il rapporto molto dettagliato e approfondito che spazza via, con i dati presentati, eventuali dubbi sulla dittatura subdola dell’1%.
Cosa dice il rapporto Un’economia a servizio dell’1 per cento.
- 62 persone hanno la stessa ricchezza dei 3, 6 miliardi più poveri del mondo;
- 542 miliardi di dollari è l’incremento della ricchezza dei 62 più ricchi, dal 2010 ad oggi;
- 1000 miliardi di dollari sono quelli che hanno perso i 3,6 miliardi più poveri del mondo, dal 2010 ad oggi;
- 1% della ricchezza dal 2000 ad oggi è andata alla metà più povera della popolazione;
- 50% di miliardi di dollari dal 2000 ad oggi è andato all’1% più ricco della popolazione;
- 3 dollari è l’aumento annuo del salario del 10% più povero della popolazione.
- 23% la quota di ricchezza italiana nelle mani dell’1% più ricco
Praticamente Il patrimonio dei 62 più ricchi del mondo continua a crescere, mentre quello del 50% più povero della popolazione è fermo. Questo è il risultato di questa “capitalismo finanziario” che ormai ha distrutto l’economia reale e con esso anche la speranza dei popoli di ricercare propri modelli di vita, di consumo, di relazione.
Se pensiamo che l’economia di carta è 13 volte più grande di quella reale, è evidente che , se non ci diamo da fare realmente, non c’è più scampo. Luigi Pandolfi, sul Manifesto, portava questo dato: “nel 2014 il «valore» dell’economia finanziaria (o di carta) a livello mondiale ha toccato la cifra astronomica di circa un trilione di dollari (mille mila miliardi) contro un Pil globale (ricchezza materiale prodotta) di «soli» 78 bilioni (75 mila miliardi). “Un rapporto di 13 a 1.
E ancora “quando si parla di «economia di carta», per di più, ci si riferisce per oltre il 90% ad attività speculative, ovvero a «giocate» finanziarie tese al massimo guadagno nel minor tempo possibile, che si fanno prevalentemente «fuori borsa», fuori dai mercati regolamentati, senza alcun controllo da parte delle autorità di vigilanza. Il che rende il quadro ancora più cupo.
Ora la borsa, le transizioni finanziarie, le speculazioni le decisioni dei grandi player economici e politici (l’1%) decidono e giocano con la pelle del 99% della popolazione.
Queste sono le cose che dovrebbero cambiare per garantire una efficace lotta alle povertà e alle ingiustizie planetarie.