Lo Stato di Plateau sede degli scontri, la capitale è Jos, conta circa quattro milioni di abitanti in maggioranza di etnia Tarok e Tiv.
Questi scontri non sono giunti inattesi, già dal 2003 è in atto una vera e propria guerra religiosa che vede contrapposta la maggioranza cristiana fatta da Tarok e Tiv con la minoranza musulmana di etnia Fulani e Kanuri. I partiti qui, come spesso accade anche in altre parti d’Africa, sono in genere costituiti su base etnica e/o religiosa. Il risultato elettorale che ha visto soccombere il partito Anpp, d’ispirazione musulmana, ha dato il via alle violenze.
La Nigeria, nonostante la relativa stabilità e le ricchezze prodotte dai petrodollari, non ha migliorato gran che le condizioni dei cittadini. Il Paese continua a viaggiare nelle ultime posizioni nella classifica dello Sviluppo Umano con un debito estero altissimo che non aiuta a ridurre gli squilibri di fondo della Federazione: quella tra gli Stati settentrionali, islamici, sovrappopolati, poveri di risorse, e gli Stati meridionali, a maggioranza cristiani, ricchi non solo di petrolio (concentrato nell’area del Delta del Niger), ma di una cultura mercantile e imprenditoriale potenziata e affinata durante il periodo coloniale.
Le violenze oggi sono il frutto dell’incapacità di questa Federazione di funzionare come tale che divide piuttosto che unire. L’apertura alla democrazia avviata dal 1999 ha innescato una forte competitività violenta tra gli interessi locali organizzati in genere su basi etniche, per ottenere il massimo dividendo politico e delle risorse economiche dal centro federale. La Nigeria conta ben 248 gruppi etnici diversi con il risultato di una perenne instabilità esasperata dalla radicalizzazione religiosa.