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Appello di gruppi di donne per la pace nella regione dei grandi laghi

Sulla crisi ancora drammatica del Congo le donne per la pace che vivono nella zona dei grandi laghi : Rwanda, Burundi e Repubblica democratica del Congo, lanciano un’appello che qui pubblichiamo grazie alla disponibilità dell’Associazione il Paese delle donne che, attraverso il sito www.womenewes.net da spazio alla voce delle donne nel mondo.

Appello delle donne per la pace

Noi, donne dei gruppi del Rwanda, del Burundi, della Repubblica democratica del Congo in unione con la Marcia mondiale delle donne, profondamente preoccupate dal ritorno delle guerre e dai persistenti conflitti armati nella Regione dei Grandi Laghi, lanciamo un appelllo per la pace nella regione e nel mondo intero.

Constatiamo con amarezza:

che le donne e i bambini sono particolarmente colpiti da questi conflitti che comportano gravi conseguenze su di loro, fra le altre: uccisioni, violenze sessuali, e soprattutto lo stupro usato come arma di guerra; tutte le altre forme di violenza: i rapimenti, il traffico sessuale, le deportazioni in massa e forzate della popolazione civile, l’aumento della povertà, il propagarsi dell’HIV/AIDS,

che la causa profonda della violenza contro le donne è il sistema patriarcale fortemente radicato nel quale le donne sono marginalizzate e i loro bisogni e diritti negati a causa del loro genere;

la non applicazione della Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dell’Onu;

che i caschi blu presenti nella sub-regione non migliorano la situazione contrariamente ai mandati che sono loro assegnati. Alcuni commettono anche atti di violenza sessuale e ciò aggrava il conflitto;

che il sistema internazionale di gestione dei conflitti, quali le azioni dell’Onu non sono efficaci;

che la fabbricazione, la vendita e la circolazione incontrollate delle armi contribuiscono al persistere dell’insicurezza e alla destabilizzazione della sub-regione e nel mondo intero;

che la cultura dell’impunità ha eletto domicilio nella sub-regione e nel mondo intero

che la guerra è il risultato di un sistema d’ingiustizia nella ripartizione e nell’accesso alle ricchezze del mondo;

che i gruppi ribelli e le differenti forze negative, con le loro ideologie genocidarie, continuano ad operare nella regione dei Grandi laghi africani;

che le potenze politiche ed economiche sostengono questa situazione per soddisfare i loro egoistici interessi economici.

Denunciamo:

i gruppi ribelli e le forze negative sempre presenti nella sub-regione che continuano a causare l’instabilità e a violare le donne, le bambine, e anche gli uomini, mettendo in pericolo la pace;

il ruolo negativo dei media nazionali ed internazionali i cui messaggi attizzano i conflitti deformando la realtà.

Domandiamo:

alla Comunità internazionale di fare pressione e di rendere responsabili i governi della sub-regione firmatari degli accordi che non hanno rispettato gli impegni stabiliti;

alle Nazioni Unite di adattare il loro mandato alla situazione dei paesi dei Grandi Laghi e di disarmare immediatamente i gruppi ribelli e le forze negative nella sub-regione;

alle Nazioni Unite di sottoporre a sanzioni i caschi blu che si rendono responsabili di atti di violenza sessuale nei confronti di donne e bambine;

alle Agenzie di aiuto umanitario di proteggere la popolazione civile, di denunciare gli atti di violenza sessuale contro le donne e le bambine, e di assicurare una presa in carico adeguata alle vittime di stupro;

ai Governi dei paesi dei Grandi laghi di risolvere i conflitti con il dialogo sinsero associando le donne in conformità con la Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Esigiamo:

che le donne siano riconosciute come attrici e negoziatrici della pace e che partecipino a tutti i processi di prevenzione, gestione e risoluzione pacifica dei conflitti così come alla ricostruzione dei loro rispettivi paesi;

che l’Unione Africana assuma le sue responsabilità coinvolgendosi effettivamente nella risoluzione dei conflitti mfra i paesi affricani.

Interpelliamo:

i vari governi della sub-regione perché rispettino gli impegni presi con la firma dei differenti accordi di pace e di cessate-il-fuoco, disarmino le forze negative e applichino i patti di non aggressione.

Chiamiamo:

la popolazione civile dei paesi in conflitto a denunciare tutti gli atti di violazione dei diritti umani, in particolare le violenze fatte alle donne e ai bambini così come il persistere dello stato di guerra.

Dichiariamo la nostra solidarietà con le donne che soffrono per i conflitti e le guerre in tutto il mondo.

Noi siamo solidali con:

Le donne della regione dei Grandi Laghi africani, Burundi, Rep. Dem. Congo, Uganda, Rwanda, dove imperversano conflitti brutali e una sistematica violenza sessuale contro le donne, a dispetto degli accordi di pace e di cessate-il-fuoco

Le donne del Rwanda, e insieme noi diciamo “mai più” al genocidio

Le donne sudanesi durante questo periodo di crisi in cui il loro paese è stato sottoposto a massicce violazioni dei diritti delle donne

Le donne della Birmania che subiscono la violenza dello Stato. Noi domandiamo con fermezza al regime militare birmano di rilasciare immediatamente la dirigente democratica e nuovo premio Nobel, Aung San Suu Kyi

Le donne del Centro America (dal Messico al Panama) dove centinaia di donne sono vittime di femminicidio

Le donne dell’Irak e della Palestina che vivono sotto l’occupazione e sono private di tutti i loro diritti fondamentali

Le donne del mondo intero che sono sole ed isolate in regioni in conflitto ed in zone militarizzate

Noi domandiamo al Segretario generale dell’Onu di fare ogni sforzo per sollecitare gli Stati ad applicare la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Noi domandiamo alla comunità internazionale di tener testa insieme a noi alla violenza sessuale e di adottare delle misure per prevenire il perpetuarsi di questa violenza.

Noi domandiamo ai governi di rendere imputabili gli autori di violenze sessuali e di tradurli davanti alla giustizia.

Noi consideriamo cruciale la partecipazione delle donne alla lotta per creare una cultura di pace. Integrando in pieno la prospettiva di genere alla prevenzione dei conflitti, alla gestione delle crisi e al consolidamento della pace dopo i conflitti, noi assicureremo alle donne un ruolo di primo piano nella costruzione della pace e garantiremo il rispetto dei loro diritti.

Volontà di riconciliazione

Gli incontri che si erano tenuti nella Repubblica Democratica del Congo e in Rwanda non sarebbero stati possibili senza la volontà molto forte delle donne della regione, i cui Stati sono stati in conflitto e dove le comunità sono state martoriate, di operare in favore della pace e della riconciliazione al di là delle barriere frontaliere, etniche o tribali.

Fino a quando tutte le donne non saranno libere, noi resteremo in marcia!

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