Tensioni in Mozambico in vista delle elezioni amministrative del 20 novembre. Gli ex ribelli della Renamo (resistenza mozambicana), con il suo capo storico Dlakama, da diverso tempo hanno preferito acquartierarsi nella base di Santungira, provincia di Sofala, per esercitare una pressione nei confronti del governo della Frelimo.
L’oggetto del contendere è quello di essere coinvolti in qualche modo nella gestione dello sfruttamento dei ricchi giacimenti di carbone e di idrocarburi che potrebbero cambiare il volto del Mozambico da qui ai prossimi anni.
Pur di avere una voce in capitolo Dlakama e i suoi fedelissimi non hanno esitato a denunciare  gli accordi di Pace di Roma del 1992. Presa di posizione molto discutibile dopo che la Renamo e il suo leader Afonso Dlakama non ha mai esercitato una vera opposizione democratica al governo della Frelimo, depauperando il capitale politico accumulato con le prime elezioni democratiche del 2004. Infatti nel corso di questi ultimi due anni dalla Renamo  è nato il Movimento Democratico Mozambicano (MDC) che sta prendendo piede a scapito della vecchia dirigenza, che anche per questo motivo cerca, attraverso questa crisi, di accrescere il proprio peso politico. Si tratta però di un azzardo perché lo scenario internazionale è mutato e con la caduta dell’apartheid sarà difficile, per la Renamo, trovare sponsor esterni per l’avvio di una eventuale lotta armata. Gli stessi mozambicani poi respingono l’idea di una ripresa della lotta politica con l’uso delle armi. Le scaramucce tra polizia ed ex ribelli per ora sono limitate nella zona di Mariungue e località limitrofe. L’attacco alla stazione di polizia di ieri è la risposta all’azione militare che l’esercito ha portato nel quartiere generale dei ribelli di Sathundjira nella provincia di Sofala.
Le organizzazioni della società civile mozambicana a seguito dell’operazione militare nei confronti della base/residenza di Dlakama a Santungira, nel distretto di Gorongosa, e il pronunciamento della Renamo sugli accordi di pace, si dicono molto  preoccupate della situazione, anche perché lasciar parlare le armi significa far soffrire ulteriormente la popolazione e in particolare le donne e i bambini.