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Rapporto Aidwatch 2013 l'Europa rinuncia

aid watch report 2013

A due anni dalla prima scadenza degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, gli aiuti europei sono in stallo. Il rapporto di Concord AidWatch, pubblicato in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della povertà, evidenzia la necessità di un cambio di rotta e di leadership da parte dell’Europa in materia di aiuti. Certo la situazione politica ed economica è difficile ma questo non può giustificare un calo degli aiuti verso quei paesi e quelle popolazioni che vivono in estrema povertà.
La prima cosa che balza agli occhi è che le fonti di finanziamento europee sono importanti per lo sviluppo ma è solo attraverso gli aiuti che si possono raggiungere obiettivi e beneficiari che altre fonti non possono. L’analisi  dei dati di Concord dimostra che il deficit di finanziamento per raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite è di 35 miliardi di euro. Oggi con l’Europa a 27 l’obiettivo dello 0,7% del Pil è ancora lontano: siamo assestati sullo 0,39% con un calo complessivo del 4 %rispetto all’anno precedente, sceso al livello più basso dal 2007 e anche le prospettive 2013-2014 non si discostano molto.  Concord ha calcolato che l’aiuto totale rimarrà stagnante a quota 0,43%.
L’Europa con questa scelta rinuncia al proprio ruolo guida di lotta globale alla povertà , il messaggio che manda è contraddittorio   perché  mentre alcuni paesi hanno  incrementato la loro quota di aiuto altri l’hanno ridotta. Non c’è una politica unitaria. Il rapporto poi evidenzia che gli aiuti sono stati in parte gonfiati e che non raggiungono i veri destinatari  in quanto vengono utilizzati anche per pagare gli interessi sul debito dei Paesi. Questi soldi dunque non servono a favorire l’accesso alle cure mediche, a mandare i bambini a scuola o a garantire l’accesso al cibo. La UE non deve considerare le promesse sugli aiuti come sacrificabili.
I programmi di Aiuto  presuppongono attività ed iniziative rivolte  all’assistenza fornita in situazioni di emergenza per rispondere in modo urgente ai bisogni di base. E’ un meccanismo adatto per investire in settori che sono fondamentali  per eliminare la povertà.
I programmi di Sviluppo tendono invece a favorire la crescita economica attraverso la quale migliorare le condizioni di vita delle persone. Gli investimenti diretti esteri, a differenza degli aiuti, non dispongono di un obiettivo di sviluppo.
Politiche queste che dovrebbero andare avanti di pari passo. La povertà è ancora molto diffusa che la crescita da sola non la  può sradicare. Una diversa politica finanziaria, un uso migliore e più efficacie ed efficiente delle risorse messe a disposizione sicuramente potrebbero sortire risultati migliori. Le politiche serie di aiuto possono favorire i servizi pubblici e sostenere le imprese private per i poveri, sviluppare risorse umane nel lungo termine, favorire quei trasferimenti di risorse reali per lo sviluppo, contribuire a sostenere le istituzioni responsabili e a migliorare la governance
 
 

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