La guerra dell’acqua potrebbe prendere corpo a partire dalle grandi dighe progettate o in corso di realizzazione, con la scusa di fornire energia elettrica alle popolazioni rurali. La realtà è molto diversa e gli interessi dei grandi finanziatori internazionali sono sicuramente la causa della ripresa della costruzione di mega dighe.
Già le grandi dighe realizzate negli anni 50 e 60 : Kariba, Akosombo e Inga, avrebbero dovuto modernizzare i poveri paesi africani da un giorno all’altro, cosa mai successa dal momento che, come accade in Congo, meno del 10 % della popolazione ha accesso all’elettricità. Dopo 50 anni ancora oggi le popolazioni sfollate dalle da Inga (Congo ) e Kariba (Zimbabawe e Zambia), non sono ancora state risarcite e sono per lo più sprovviste di energia elettrica. Le grandi dighe in realtà non hanno favorito lo sviluppo dell’Africa ma sono diventate una palla al piede. Per queste ragioni e sotto la pressione dell’opinione pubblica la BM e i finanziatori privati hanno rinunciato a finanziare le grandi dighe a partire dalla metà degli anni 90. Al loro posto si sono costruiti e sviluppati sistemi di produzione di energia elettrica basati su dighe più sostenibili e meno impattanti, recuperando e riabilitando i progetti idroelettrici esistenti.
Oggi questo rischio appare molto più concreto soprattutto per il rinnovato interesse dei nuovi e grandi investitori internazionali provenienti dalla Cina e dal Brasile che con la Banca Mondiale tornano a sostenere la necessità di costruire nuove grandi dighe che mirano a trasformare intere regioni con impatti ambientali disastrosi per le popolazioni locali. La Banca Mondiale ha identificato in 12 miliardi di dollari la terza grande diga sul fiume Congo (Inga 3)-il progetto idroelettrico più costoso mai proposto all’Africa- e altre due dighe possibili sul fiume Zambesi. Progetti questi che non andrebbero, come spesso accade a beneficio delle popolazioni, ma a beneficio delle società minerarie e dei consumatori della classe media sudafricana. La stessa diga che si sta realizzando in Etiopia, Gibe III, nella valle dell’Omo porterà sconquassi a quelle popolazioni che saranno costrette a migrare altrove da una terra che occupano da molti secoli. Accanto a questa poi la diga della discordia GRRD (tre volte la diga di Assuan), sul Nilo azzurro che sicuramente sarà fonte di guai seri con l’Egitto, da cui si prevede di ricavare 65.000 gigawatt da esportare.
Si percorrono vecchie strade quando soluzioni migliori e facilmente disponibili, per la produzione di energia elettrica, a vantaggio delle popolazioni, vengono trascurati. Negli ultimi 10 anni , i governi e gli investitori privati in Africa hanno installato nuova potenza eolica maggiore di quella idroelettrica. Lo scorso anno l’energia solare ha raggiunto gli investimenti dedicati all’energia idroelettrica. La combinazione di solare ed eolico sono oggi più efficaci delle grandi dighe nel garantire la fornitura di energia elettrica alle popolazioni delle campagne nell’Africa sub-sahariana.
Progetti faraonici guidati da interessi della stessa BM che trova più facile spendere miliardi di dollari per mega progetti piuttosto che per sostenere piccoli progetti decentrati più utili ed efficaci ad espandere l’accesso all’energia nelle aree rurali. Infatti nel periodo 2007-2012 sono stati spesi 5,4 miliardi di Usd in energia idroelettrica e solo 2 miliardi di Usd in progetti di energia solare ed eolica.