L’Unione Europea nella presentazione di qualche giorno fa del libro verde in materia di clima ed energia, ha coperto gli impatti negativi derivanti dalle politiche sui biocarburanti soprattutto in relazione al “furto” delle terre in Africa con conseguente aumento dei prezzi alimentari a livello mondiale. Se le problematiche collegate ai biocarburanti sono scomparse dai media, questo non vuol dire che le cose si siano fermate anzi, al contrario, l’accaparramento di terre destinate al bio fuell continua soprattutto in Africa. Action Aid e Oxfam hanno recentemente presentato un dossier, che qui pubblichiamo, molto utile ed istruttivo che mette in chiaro tutte le problematiche e le ricadute negative : economiche, sociali, ambientali
Sono circa 70 i milioni di ettari acquisiti da parte degli investitori internazionali, e di questi circa la metà sarebbero destinati alla produzione di biocarburanti. Si stima che per il 2040 la richiesta salirà a 100 milioni di ettari per la produzione dell’agro-energia. In questo modo si continua a sottrarre terra per la produzione di derrate alimentari necessarie a sfamare le popolazioni a vantaggio del biocarburante dannoso e dispendioso in termini di uso di risorse energetiche e di acqua per produrlo. In Italia, per fare un esempio, sono 13 milioni gli ettari coltivabili mentre sarebbero 40 i milioni di ettari necessari per produrre il biocarburante per alimentare il parco auto italiano. Per questo si tende ad accaparrare terre disponibili laddove ci sono e in particolare in Africa dove l’agricoltura è ancora di sussistenza e dove è più facile, per certi aspetti convincere questo o quel governante di turno a cedere milioni di ettari.
Per far fronte a questo nuovo colonialismo a cui partecipano in modo massiccio Cina, India, Arabia Saudita e Olanda, in Africa si è si è costituito un movimento
www.stopafricalandgrab.com il cui obiettivo è di fermare furto di terra in Africa con il coinvolgimento diretto delle organizzazioni sindacali, associazioni non profit, NGO, associazioni studentesche e gruppi religiosi, e tutte quelle le organizzazioni che si distinguono e per l’equità e la giustizia. Promuovere e incoraggiare, in alternativa gli investimenti stranieri veri utili allo sviluppo delle popolazioni locali e reciprocamente vantaggiosi.