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La crisi della Cooperazione in Italia e in Friuli Venezia Giulia

Puntuale arriva il rapporto di Sbilanciamoci dedicato alla Cooperazione Italiana. Il rapporto come sempre molto approfondito evidenzia il progressivo svuotamento delle politiche di cooperazione e solidarietà internazionale. Questa situazione la riscontriamo anche a livello della nostra regione (Friuli Venzia Giulia). Finita la stagione dei ” Tavoli Regionali di Cooperazione” la nuova Giunta non sembra avere molto interesse a sostenere politiche di Cooperazione e Solidarietà Internazionale che vedano protagonisti la società civile regionale.

Noi crediamo sia giunto il tempo di avviare, a livello regionale, una riflessione tra le associazioni impegnate sul terreno della Solidarietà Internazionale, per ricercare una linea condivisa utile ad aprire un confronto con il governo regionale in grado di valorizzare quanto fin qui fatto e fare in modo che la regione garantisca le adeguate risorse per sostenere le attività in corso nei vari paesi dei Sud del Mondo.

Dal rapporto di Sbilanciamoci
LA PARABOLA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA

La pubblicazione del Libro bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia del 2008 avviene in un momento particolarmente drammatico perla cooperazione italiana. La manovra finanziaria di Tremonti taglia del 56% i fondi gestiti direttamente dal Ministero Affari Esteri con la legge 49/87. A questo taglio va aggiunta la cancellazione dei finanziamenti all’educazione allo sviluppo e la vergognosa scelta di privilegiare per la cooperazione quei Paesi che collaborano al rimpatrio dei loro immigrati dall’Italia. Gli impegni internazionali del nostro Paese continuano ad essere disattesi. Nel contempo la riforma della legge 49 è stata sepolta, la scelta di avere un vice ministro per la cooperazione archiviata definitivamente e, per finire, l’aiuto legato è tornato ad essere una dominante dei pochi aiuti che
mandiamo. La cooperazione allo sviluppo ha sostanzialmente perso centralità e attenzione politica nel Governo e nel Parlamento.
Una vera devastazione che però discende dall’onda lunga della debacle che la cooperazione allo sviluppo ha subito in questi decenni. È una crisi di vecchia data.
L’avvento del neoliberismo, la fine della guerra fredda e la mutazione delle relazioni geopolitiche hanno cambiato radicalmente uno scenario che porta con sé la crisi del vecchio paradigma dell’ “aiuto allo sviluppo�. Un paradigma radicalmente inadeguato di fronte alle trasformazioni della globalizzazione economica e delle relazioni politiche internazionali.
Oggi serve una nuova cooperazione fondata sulla solidarietà dal basso, a sua volta basata sul partenariato e l’orizzontalità e che trova nell’idea di sviluppo locale il concetto chiave di un modello diverso di fare cooperazione, che diventa pratica della relazione. Non c’è più chi aiuta e chi è aiutato, chi fa cooperazione e chi ne beneficia, un Sud (dove ci sono molti Nord) diverso da un Nord (dove ci sono molti Sud): in questa epoca le carte si sono rimescolate. Il Brasile vuole essere attore e non solo beneficiario di cooperazione e sono 700mila le badanti immigrate che fanno cooperazione con noi permettendoci di tappare la falla dell’assenza di politiche esoldi per la non autosufficienza.
Ancora oggi la cooperazione italiana è dominata dall’ “aiuto legato� (cioè dall’obbligo dei Paesi beneficiari di acquistare beni e servizi dalle imprese italiane), dalla sudditanza alla politica commerciale e del Ministero dell’Economia e all’export del “made in Italy� e magari, come in Afghanistan, dall’intreccio con l’interventismo militare.

È una cooperazione “di servizio�, subalterna alla logica di un mondo che nel frattempo è radicalmente cambiato. E, last but not least, è una cooperazione senza soldi, a cui Tremonti, con il silenzio complice del Ministero Affari Esteri, ha tagliato tutto quello che era possibile tagliare.
Secondo i nostri calcoli i soldi per nuove iniziative (escluse quelle già avviate) nel 2009 potranno contare sulla ridicola cifra di 29 milioni di euro, i progetti nuovi delle ONG saranno praticamente azzerati e la DGCS, già paralizzata da anni, si troverà a disbrigare pratiche correnti e a smaltire l’arretrato. Si tratta di una situazione insostenibile per un Paese che vuole avere un profilo internazionale e che nel 2009 ospita il G8.

La campagna Sbilanciamoci! in occasione della discussione della legge finanziaria ha fatto le sue concrete e dettagliate proposte per aumentare i fondi alla cooperazione e dotarla di risorse continuative attraverso la partecipazione e la costruzione di meccanismi di tassazione globale (come stanno discutendo molti altri Paesi) per finanziare la lotta alla povertà e lo sviluppo. È ora, dunque, di cambiare strada e di ridare centralità e peso alle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo. È un dovere di solidarietà verso i Paesi in via di Sviluppo e un atto di responsabilità vero la credibilità (persa) del nostro Paese.

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