Il rinnovamento “democratico” dell’Africa continua con le tornate elettorali che hanno visto protagonisti il Kenia con le elezioni presidenziali del mese di marzo, vinte di stretta misura da Kenyatta. Poi è stata la volta della Mauritania, una sorta di farsa elettorale per legittimare il colpo di stato che il 6 agosto del 2008 portò Ould Abdel Aziz al potere. Il il 51,6% dei voti sono stati assegnati al generale golpista capo della giunta militare che governa il Paese . In Guinea Equatoriale le elezioni di giugno hanno riconfermato presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, al potere dal 1979 molto criticato per la cattiva gestione proveniente dai petrodollari prodotti dai ricchi giacimenti di petrolio, e dalla sistematica violazione dei diritti umani. Nonostante il lungo ritardo nella comunicazione dei risultati elettorali, la Costa d’Avorio in aprile, ha realizzato le sue prime elezioni regionali e municipali. Certo l’affluenza è stata piuttosto bassa anche per il boicottaggio del principale partito di opposizione dell’ex presidente Laurent Gbagbo, ma il percorso di stabilizzazione del paese è ormai in atto. Quelle del Mali erano sicuramente le elezioni più attese dopo la discesa in campo della Francia per far fronte all’occupazione delle aree settentrionali del paese da parte di organizzazioni jihadaiste. Le elezioni si sono svolte regolarmente senza i temuti attentati terroristici. Il presidente eletto: Boubacar Keita, sara’ dunque chiamato a riconciliare il Paese dopo il colpo di Stato e la guerra contro i gruppi islamisti, nel nord del Mali. Il Togo si è recato alle urne la fine del mese di luglio, dopo averle rinviate più volte. Al presidente Eyadema Gnassingbe, rimasto al potere per 38 anni, gli è succeduto, nonostante una costituzione e una “democrazia” il figlio Faure Gnassingbe. Alle urne per le presidenziali del 2010 risultò vincitore nonostante, secondo le opposizioni, i brogli. Questa tornata elettorale serviva ad eleggere il parlamento che ha confermato la maggioranza dei seggi all’attuale partito del presidente Unione per la Repubblica. Domani 31 luglio si svolgeranno le elezioni dello Zimbabwe del padre padrone Robert Mugabe 89 anni, dall’indipendenza del 1980 ad oggi sempre al potere . Come sistematicamente accade ad ogni elezione, soprattutto se a contenderla c’è l’opposizione del MDC (cambiamento democratico), anche questa volta non mancano episodi di violenza e intimidazione da parte dei militanti dello Zanu-PF partito del presidente. Il 21 luglio scorso il Primo ministro Morgan Tsvangirai si era detto preoccupato alla notizia che la Commissione elettorale aveva fatto stampare otto milioni di schede contro i sei milioni di elettori, mentre pare che nomi di circa un milione di defunti sarebbero ancora iscritti nel registro dei votanti. Il portavoce del partito Zanu-PF, Rugare Gumbo, commenta così la notizia delle schede in eccesso: “Quale sarebbe il problema? Non è meglio averne alcune di riserva nel caso fossero danneggiate?” . Questo è la situazione alla vigilia di questa tornata elettorale che potrebbe vedere la sconfitta di Mugabe. Il Mozambico invece ha deciso di organizzare la tornata elettorale per i Municipi, mentre ha rinviato al prossimo anno quella del Presidente Armando Guebuza, giunto al suo secondo e ultimo mandato.