Sarà il cinema africano,tra tradizione e modernità il protagonista del dibattito in programma giovedì 2 aprile alle ore 18 al Cinema Visionario di Via Asquini Udine, nell’ambito del ciclo di incontri, L’AfirKa che non sai, giunto ormai al sesto appuntamento.
L’ospite invitato da Time for Africa è Silvia Failli, docente di educazione interculturale all’università di Padova esperta di cinema africano e animatrice della rassegna ImmaginAfrica.
Il dibattito, organizzato in collaborazione con il CEC di Udine, vuole accendere i riflettori su una forma artistica del continente africano che diveta sempre più raffinata, facendosi apprezzare anche dal pubblico italiano. E’ in programmazione nelle sale proprio in questi giorni il pluripremiato Teza (2008), di Haile Gerima, regista
etiope-americano, che, tra l’altro, presiederà internazionale del
Premio Venezia Opera Prima nell’ambito della 66° Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica.
etiope-americano, che, tra l’altro, presiederà internazionale del
Premio Venezia Opera Prima nell’ambito della 66° Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica.
E’ da decenni ormai che l’Africa non è più unicamente luogo di ambientazione per film occidentali, ma laboratorio di produzione per gli stessi cineasti africani, a partire dal
senegalese Ousmane Sembène, primo regista di un film completamente girato in
Africa, scomparso nel 2007.
senegalese Ousmane Sembène, primo regista di un film completamente girato in
Africa, scomparso nel 2007.
Il talento degli africani è uscito allo scoperto a
partire dalle Indipendenze degli anni Sessanta, non senza incontrare numerosi
ostacoli, ancora irrisolti: da quelli di natura economica, alla limitata distribuzione
delle pellicole nei festival internazionali, o ancora alla scarsa accessibilità
di questo patrimonio artistico da parte della popolazione povera all’interno
del continente.
partire dalle Indipendenze degli anni Sessanta, non senza incontrare numerosi
ostacoli, ancora irrisolti: da quelli di natura economica, alla limitata distribuzione
delle pellicole nei festival internazionali, o ancora alla scarsa accessibilità
di questo patrimonio artistico da parte della popolazione povera all’interno
del continente.
Attingendo dalla tradizione, dai miti e dal patrimonio orale, ma anche dall’osservazione attenta delle trasformazioni sociali, i registi africani affrontano svariati temi,
principalmente giocando con il rapporto tra tradizione e modernità: la vita
rurale, il ruolo della donna, l’incontro con gli Europei, la migrazione interna
verso le città e quella fuori dal continente, l’identità nazionale e la
politica, i rituali e l’amore.
principalmente giocando con il rapporto tra tradizione e modernità: la vita
rurale, il ruolo della donna, l’incontro con gli Europei, la migrazione interna
verso le città e quella fuori dal continente, l’identità nazionale e la
politica, i rituali e l’amore.