Solo ieri 10 giugno, è  stato presentato  il report annuale curato dall’OCSE sull’economia africana che conferma l’onda lunga della crescita ma evidenzia anche la limitata diversificazione della propria economia mentre permangono ancora elevate le disuguaglianze.
Nel merito il report evidenzia la crescita del continente  dove si prevede un + 4,8 per cento per quest’anno e un  5/6 per cento nel 2015, crescita che ritorna ai ritmi sostenuti del 2009 prima dell’onda lunga della crisi economica globale.  Oltre a questo c’è da sottolineare che la crescita economica dell’Africa  ha allargato la sua base,  guidata da una domanda interna, da infrastrutture e incremento degli scambi continentali di manufatti.
“Al fine di sostenere la crescita economica che crea e garantisce  opportunità per tutti i paesi africani, sarebbe necessario
ricostruire gli ammortizzatori sociali accanto ad una prudente gestione macroeconomica.  Qualsiasi rallentamento sulla gestione macro minerà la futura crescita economica “, ha detto Mthuli Ncube, capo economista e vice-presidente della Banca africana di sviluppo e, proseguendo “Nel medio-lungo termine, la possibilità di partecipare a catene globali del valore, deve essere considerato come parte della strategia per raggiungere una crescita forte, sostenibile e inclusiva “
 Il rapporto sostiene che la partecipazione più efficace nelle catene di valore regionali e globali  potrebbero servire come trampolino di lancio per l’Africa nell’ economica della diversificazione,  della mobilitazione delle risorse interne e degli  investimenti in infrastrutture critiche. Per fare così, tuttavia, il continente
deve evitare di rimanere bloccato in attività a basso valore aggiunto.
Ad esempio, le esportazioni dell’Africa verso il resto del mondo sono  cresciute più velocemente di quelli di qualsiasi altra regione nel 2012, ma restano dominate  dai prodotti di base che comunque e rappresentavano, nel 2012,  solo il 3,5 per cento delle esportazioni mondiali di merci .  Evitare questa trappola coinvolgere e investire in settori nuovi e più produttivi, costruendo competenze, creando posti di lavoro e acquisizione di nuove tecnologia, conoscenze e informazioni di mercato. Questi interventi richiedono buone politiche pubbliche, così come  imprenditori disposti e in grado di aiutare a raggiungere questi guadagni.
Gli esempi virtuosi di catene di valore realizzate in Africa non mancano: in Sudafrica attraverso la rimozione  di ostacoli e fornitura di incentivi ha contribuito a costruire una industria automobilistica molto importante. Così come le catene del valore agro-alimentare in paesi come il Ghana, Kenya ed Etiopia hanno contribuito alla crescita economica e creazione di  posti di lavoro
Queste notizie positive sul versante strettamente economico però si scontrano ancora con l’elevato grado di disuguaglianza sociale ed economica. La crescita del feticcio PIL non ha ancora avuto molti effetti positivi sulla vita quotidiana della popolazione. Basta leggere i dati di Afrobarometer dove un africano su cinque dichiara di restare spesso senza cibo, acqua potabile o servizi sanitari. Il 53% pensa che le condizioni economiche siano negative o pessime. Si evidenzia inoltre di come i benefici della crescita vengano distribuiti in modo sproporzionato verso una élite benestante o che le statistiche ufficiali sovrastimino i tassi di crescita del PIL.
Insomma un Continente  a due velocità ma con la possibilità concreta di diventare un partner economico vitale anche per le nostre economie  a patto che le condizioni di vita dei più vengano decisamente migliorare con una redistribuzione più equa  delle risorse.
Ascolta l’intervista di Radio Vaticana a Mario Pezzini dell’Ocse.
Per saperne di più:  http://www.africaneconomicoutlook.org