Una soluzione africana per un problema africano. Sono stati necessari cinque mesi dopo gli accordi di settembre dello scorso anno, per giungere finalmente alla formazione di un governo di unità nazionale presieduto da Morgan Tsavngirai, leader del partito do opposizione MDC che, nell’ultima tornata elettorale ha preferito non presentarsi alle elezioni presidenziali per evitare ulteriori lacerazioni e violenze tra il popolo zimbabuiano, già duramente provato dalla gestione di Mugabe che, con le sue politiche, ha portato letteralmente il paese in bancarotta.
A partire da oggi, nonostante la divisione del potere sia stata accettata da Mugabe a denti stretti, il popolo zimbabuiano ha di fronte a se la spinosa missione di reincontrarsi e di riconciliarsi per affrontare assieme la ricostruzione della sua economia, del suo tessuto sociale devastato da molti anni di intolleranza e disprezzo per la condizione umana.
Il percorso democratico, scelto come soluzione dei conflitti, per avere un reale successo, deve essere incoraggiato con misure concrete data la precaria situazione in cui si trova l’intero Paese. Da questo punto di vista gli europei, che con anni di sanzioni economiche, hanno contribuito a estendere le privazioni delle popolazioni, dovranno necessariamente sostenere economicamente questa soluzione al fine di evitare drammi ben peggiori.
Mentre Tsvangirai prestava giuramento allo stato e alle leggi del paese, decine di suoi sostenitori e leader della società civile continuavano la loro agonia nelle prigioni del regime che in questi anni ha negato i diritti fondamentali degli individui.
Il nuovo governo, deve dare un segno di svolta e procedere alla Liberazione di queste persone innocenti, se vuole veramente dare un segno che le cose stanno cambiando.
Un pensiero ai nostri amici di cui, da molti mesi, non abbiamo più notizie.