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Viaggio nelle democrazie africane

Federico Battera, docente e ricercatore  in  storia e istituzioni dell’Africa, all’università di Trieste, rientrato da pochi giorni da un viaggio di studio in Zaambia, parlerà sull’esperienza dei processi di democratizzazione africana con particolar riferimento allo Zambia, Malawi, Kenia , Sud Africa.

Le recenti elezioni del Ghana hanno, ancora una volta, evidenziato che la democrazia africana nonostante problemi e limiti, sia molto vivace. Certo i processi di democratizzazione del continente africano  non sono ancora del tutto  stabilizzati. La partecipazione ai processi di voto, la nascita e l’organizzazione di partiti concorrenti, il ricorso ad elezioni regolari, la scelta dei sistemi di governo ispirati alle regole democratiche sono ancora fragili.

I governi democraticamente eletti fanno fatica a dare risposte efficaci ai bisogni e ai problemi dei cittadini i quali però hanno nella democrazia uno strumento importante e utile per affrontare, e risolvere, con spirito nuovo i problemi legati alla povertà, allo sviluppo economico, all’uso delle risorse locali

I risultati conseguiti dalla terza ondata di democratizzazione africana, avviata con i processi elettorali del Sudafrica, Mozambico, Nigeria tra il 1992 e il 2002, hanno portato risultati significativi, hanno contribuito anche a diffondere “la democrazia” come strumento di governo possibile e più consono alla gestione delle grandi emergenze africane: povertà, ingiustizie, controllo e uso delle risorse.

Certo la strada non è facile, non è sufficiente il diritto di voto per realizzare una democrazia. Sarebbe utile e necessario dare spazio e rafforzare la società civile, che da qualche anno appare in affanno, favorire la diffusione delle informazioni, fare in modo che il controllo e l’uso dei beni comuni non sia ad esclusivo vantaggio per questo o quel gruppo di potere, favorire e costruire una vera alternanza che, in Africa più che da altre parti, appare ancora lontana.

www.africandemocracyforum.org

www.freedomhouse.org

Riportiamo per il dibattito le dichiarazioni di Gheddafi al termine del summit dell’Unione Africana di questi giorni

Il nuovo presidente dell’Unione africana , il leader libico Muammar Gheddafi, ha detto ieri che il sistema democratico basato sul multipartitismo in Africa porta con sé «una scia di sangue». Nella conferenza stampa conclusiva del summit dell’Ua, in Etiopia, Gheddafi ha detto che «l’Africa è un sistema tribale e i partiti politici sono tribalizzati, cosa che porta inevitabilmente a scontri sanguinosi. Il miglior modello per l’Africa – ha concluso il colonnello – è quello in vigore nel suo Paese dove i partiti di opposizione non sono ammessi. Gheddafi ha spiegato le sue argomentazioni ricordando le crisi recenti come quella in Kenya dopo le elezioni politiche, nel dicembre 2007, sfociate in un conflitto etnico che ha fatto diverse centinaia di morti. «Non dobbiamo avere nessuna struttura politica (in Africa) le nostre strutture sono sociali», così l’agenzia Reuters ha riportato le parole del leader libico, presidente di turno dell’Unione africana che raggruppa 53 paesi del continente nero. Secondo diversi analisti il prossimo sarà un anno interessante per l’Ua guidata da Gheddafi se queste sono le premesse. Le frasi di Gheddafi non sono state apprezzate da diversi rappresentanti politici che vivono in Stati dove vige un sistema multipartitico democratico, come Sud Africa, Nigeria, Ghana e Senegal. Stati dove spesso le persone hanno lottato per decenni per riuscire ad avere dei sistemi politici più aperti.

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