Il primo ottobre 2017 gli abitanti della zona “anglofona” del Camerun, scenderanno in piazza per proclamare l’indipendenza. Da diversi mesi la situazione nel nord-ovest del Paese è molto tesa: violenze della polizia e dell’esercito nei confronti degli abitanti dell’ex territorio
britannico. Scuole chiuse per mancanza di insegnanti, scioperi, manifestazioni e dure repressioni si susseguono quasi quotidianamente. La diaspora camerunese, soprattutto quella di lingua inglese, è l’unica che fa da cassa di risonanza, e che da voce a questa situazione ormai insostenibile. La popolazione rivuole l’autonomia che, nel corso del governo trentennale di Paul Bya, il presidente ancora in carica, è stata progressivamente erosa e inglobata dalla maggioranza “francofona”. A nulla sono valse le richieste di maggior decentramento e autonomia amministrativa, e la politica appare ormai inerte difronte a questa frattura che appare ormai insanabile con il governo centrale di Yaoundé.
“”Siamo preoccupati, non dormiamo la notte”” ci racconta Gabriel, molto attivo nell’associazione dei camerunesi della diaspora che vivono in Italia. “”Non dormiamo di notte, siamo in costante contatto con i nostri fratelli, attraverso i gruppi nei vari social. Speriamo solo che il governo di Yaoundé non ricorra alla violenza, visto che in questi giorni ha inviato 7000 militari nelle zone dove vivono le nostre famiglie.”
A peggiorare la situazione e a renderla ulteriormente drammatica, è intervenuta la questione dei rifugiati nigeriani che avevano trovato rifugio dalle violenze di Boko Haram, nel nord-est del paese. Da qualche tempo i soldati camerunesi stanno usando “violenze fisiche estreme” per costringere decine di migliaia a tornare nel nord-est della Nigeria. Tutto questo può essere anche pretesto per creare ad hoc una situazione di estrema tensione che potrebbe sfociare in una guerra contro le rivendicazione autonomiste dell’ex territorio inglese.