La provincia del Nord Kivu, questa porzione della Repubblica Democratica del Congo, da oltre 28 anni รจ coinvolta in un conflitto che non conosce tregua. Prima, nel 1996, la guerra civile, poi il fallimento degli accordi di pace del 2002. L’ingresso della missione ONU MONUC che, dopo 25 anni di presenza, non รจ riuscita a pacificare e liberare quel territorio dalle scorribande dei gruppi di ribelli interessati al controllo del territorio per accaparrare gli ingenti giacimenti minerari di cui la regione รจ ricca. Uranio, oro, diamanti ma anche i minerali ย dell’innovazione tecnologica” : coltan, cobalto, ย cassiterite sono oggetto di saccheggio e commercio illegale. Lo sfruttamento e il maltrattamento delle popolazioni locali, bambini, giovani, donne costrette a scavare e scendere nelle viscere della terra, sono una costante crudele di questo accaparramento di risorse che contribuiscono ad alimentare produzioni e consumi dell’industria elettronica e dell’intrattenimento mondiale.
Questo conflitto, alimentato direttamente e indirettamente dagli interessi di multinazionali e delle potenze mondiali, ย ha causato milioni di vittime senza suscitare particolare allarme o attenzione ย da parte dell’opinione pubblica, dei media dei paesi occidentali molto attenti al tema dei Diritti Umani, ma incapaci di assumere prese di posizione coerenti. Al contrario, il 19 di febbraio di quest’anno la Commissione Europea e il Rwanda hanno firmato un memorandum d’intesaย ย ย per lo sfruttamento di materie prime strategiche.
Questo il testo del comunicato che la rete “Insieme Pace per il Congo” , di cui Time For Africa fa parte ย spiega le ragioni per la quale bisogna impedire che questo memorandum venga applicato.
ยซLโUnione Europea ha deciso di sospendere il finanziamento al Rwanda di nuovi progetti di sviluppo, in attesa di un chiarimento circa lโimplicazione di Kigali nel conflitto che imperversa nellโEst congolese. Ciรฒ in seguito alla diffusione di un rapporto dellโaprile scorso in cui esperti dellโONU denunciavano il sostegno del governo di Paul Kagame al nuovo gruppo ribelle dellโM23ยป, scriveva lโagenzia Misna il 26 settembre 2012. Dodici anni dopo, lโEst del Congo รจ in preda alla stessa sfida, denunciata dalla stessa fonte ONU, ma ben altro รจ lโatteggiamento dellโUE. Il 19 febbraio scorso essa infatti ha firmato con Kigali un protocollo dโaccordo ยซper favorire lo sviluppo di catene di valore durature e resilienti per le materie prime criticheยป e cioรจ i minerali strategici agognati in questo tempo di corsa verso lโeconomia cosiddetta verde.
Tale accordo comporta una mobilitazione di fondi verso il Rwanda per crearvi le infrastrutture necessarie. ยซIl Paese รจ un attore maggiore a livello mondiale nel settore dellโestrazione del tantalio. Produce anche stagno, tungsteno, oro e niobio e dispone di riserve di litio e di terre rareยป, afferma il documento. Il suo linguaggio vuole esprimere un forte intento di rispetto della legalitร , secondo le norme di tracciabilitร che lโEuropa stessa si รจ data nel 2021. Peccato perรฒ che lโUE investa in questo senso in un Paese che non dispone di quantitร significative di questi minerali, un Paese che ne รจ diventato grande esportatore solo grazie alle guerre che esso ha acceso a ripetizione nella Repubblica Democratica del Congo a partire dal 1996, sempre attraverso interposti movimenti di copertura, che in questi anni prendono il nome di M23.
Dallโest del Congo, col favore di responsabili corrotti a vari livelli, escono a fiotti da anni verso il Rwanda e altri Paesi confinanti ad est i minerali preziosi oro, coltan, terre rareโฆ. Complicitร alle frontiere, astuzie di vario genere ma ora essi passano apertamente, grazie ai territori che lโM23Rwanda ha occupato oltre frontiera. Questo a prezzo di morti, di violenze di ogni genere, di rapine di beni di una popolazione la cui colpa รจ solo quella di vivere in un territorio ambito e di oltre un milione di sfollati โ solo allโEst – che sopravvivono miseramente e muoiono in tuguri di fortuna, in piena stagione delle piogge. Proprio quando, dopo denunce multiple, qualcuno nel mondo sโaccorgeva di questo conflitto riaccesosi da due anni, quando appena il popolo congolese aveva ingoiato a fatica la notizia dei 20 milioni di euro attribuiti dallโUE al regime ruandese a fine 2022 per il sostegno alle sue forze presenti in Mozambico, รจ arrivata come un fulmine la notizia di questo accordo.
Del resto lโaccordo giร si annunciava, con la dichiarazione comune che il Rwanda e la Banca Europea dโInvestimento avevano firmato il 19 dicembre scorso, riguardante ยซunโalleanza strategica mirante a rinforzare gli investimenti nelle catene di valore delle materie prime criticheยป. Se lโobiettivo dellโaccordo del 19 febbraio scorso, come dichiarato dal Parlamento Europeo in risposta alle tante critiche emerse, รจ ยซaccrescere la tracciabilitร e la trasparenza e rafforzare la lotta contro il traffico illegale di mineraliยป, non era forse piรน opportuno sanzionare il Rwanda anzichรฉ stipulare con esso accordi proprio sui frutti della rapina in atto?
Facendoci eco a tante voci che si sono levate contro lโaccordo in questione, sia da parte delle autoritร , di cittadini congolesi, di Paesi europei come il Belgio e di eurodeputati, anche noi come Comitato ยซInsieme per la Pace in Congoยป esprimiamo la forte richiesta allโUnione Europea di annullare tale accordo, per contribuire allโavvento della pace nella regione. Riteniamo che solo un atteggiamento giusto e imparziale puรฒ favorire la coabitazione pacifica nella regione africana del Grandi Laghi Chiediamo altresรฌ allโUnione di considerare attentamente la situazione interna del Rwanda, Paese dove cโรจ un altissimo livello di sofferenza repressa. Le tragedie passate, di cui presto il regime ruandese agiterร la memoria nel 30ยฐ del genocidio, non devono coprire gli occhi su ciรฒ che ormai รจ denunciato apertamente da molte serie inchieste e dallโONU stesso, fin dal suo Rapporto Mapping dellโottobre 2010.
Roma, 7 marzo 2024
Per aderire ย e sostenere l’iniziativa firmando la petizione di Change.org