dell’istituto tecnico Statale e Commerciale L. Da Vinci di Trieste
per parlare della giornata “24 ore senza di Noi” organizzata dal
comitato Primo Marzo 2010.
E’stata una giornata molto interessante e
utile per approfondire i vari punti di vista in relazione ai temi
dell’immigrazione, dell’inclusione, della partecipazione alla vita
sociale e democratica di un Paese, l’Italia, che in questi ultimi
tempi soprattutto non tollera gli immigrati che siano i regola o
clandestini.
Il problema non è solo “politico” ma anche
culturale e sociale, e la scuola deve essere il luogo da cui
ripartire per costruire una cultura e una coscienza cha sappia
guardare alla diversità come opportunità e ricchezza per il Paese.
All’incontro con gli studenti erano
presenti Matteo ed Edgard, dell’ICS di Trieste da anni impegnato sul
versante dell’accoglienza; Silvano, ex preside dell’Istituto da Vinci
impegnato nella consulta degli immigrati; Balla, del Senegal da venti
anni in Italia, Bousso, studentessa universitaria italiana nata da
genitori senegalesi; Chic musicista e mediatore culturale del Congo;
Eugene ballerino del Kenia; Umberto dell’associazione TimeForAfrica.
Gli interventi, le domande, il
dibattito emerso nel corso delle due ore è stato positivamente
valutato dagli insegnanti che con il loro lavoro hanno favorito e
organizzato la partecipazione degli studenti delle quarte e quinte
classi. Se all’inizio gli studenti apparivano un po’ rigidi e
distratti, la conclusione invece è stata molto animata e
partecipata. Diversi i temi discussi, molte le domande degli
studenti.
I processi migratori sono ormai una
costante. La gente emigra per migliorare le proprie condizioni di
vita, ricercare nuove opportunità per se e per la famiglia. E’
impossibile costruire barriere e muri, anche legislativi, i processi
migratori fanno parte della vita delle persone. Le radici, come
giustamente, richiamato dalla studentessa Bousso e citando Amin
Maalouf, scrittore libanese, trapiantato in Francia, appartengono
gli alberi mentre gli uomini sono fatti per camminare.Le migrazioni
sono un continuo cammino che mette in moto 1,2 miliardi di persone
come evidenziato nell’ultimo rapporto sullo sviluppo umano dell’UNDP.
E’stato poi affrontato il tema dei
rifugiati, della diversità delle persone che emigrando portano con
se la propria cultura, i propri vissuti, la propria storia. Imparare
a guardare l’immigrato come persona, come essere umano a cui va
portato comunque rispetto. Una persona non può essere giudicata dal
colore della pelle, dalla sua religione dall’appartenenza a questa o
quella etnia. La persona va conosciuta per quello che è e che
rappresenta e attraverso il processo di ri-conoscenza è possibile
entrare in relazione e avviare un percorso che deve portare
all’inclusione e non all’integrazione.
Alcune delle parole che comunemente
vengono utilizzate : Integrazione, Tolleranza, Immigrazione, Diverso,
Rifugiato : andrebbero bandite perché non aiutano a capire l’altro
quello che ha un’altra storia un’altra cultura. Significative e
utili le testimonianze raccontate dagli ospiti. Il linguaggio poi
della musica, della danza ha favorito e coinvolto maggiormente gli
studenti a comprendere i vari significati del, della diversità,
delle differenze che possono convivere attraverso il rispetto e la
conoscenza reciproca.
Non sarà l’unico appuntamento: con gli studenti e gli insegnanti abbiamo concordato un percorso di "educazione interculturale" che valorizzarà la musica e la danza quale strumento di mediazione per approfondire la consocenza dell’Africa e degli africani.