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Sulla crisi del Kenia

Il presidente del Ghana John Kufour, in qualitò di presidente di turno dell’Unione Africana, si recherà in Kenia per tentare una mediazione tra le parti con l’obiettivo di mettere fine all’esplosione di violenze generate dai brogli elettorali e dalla mancanza di trasparenza nel corso delle elezioni del 27 dicembre scorso. La missione di Kufour è stata in qualche approvata anche dal presidente Kibaki che, nel frattempo aveva proposto, senza successo, al leader dell’opposizione Odinga, un governo di unità nazionale.

Obiettivo della visita è quello di valutare la situazione in corso per favorire la cessazione  delle violenze. In nessun caso il presidente della UA intende validare/invalidare  i risultati delle elezioni. Parlare di nuove elezioni, come avrebbe suggerito anche Gordon Brown, primo ministro britannico, non è possibile se prima non ci sarà un clima di effettiva riconciliazione.

In attesa che la politica riesca a creare le condizioni per un effettivo processo di riconciliazione , l’emergenza umanitaria cerca di far fronte alle centinaia di migliaia di persone che cercano rifugio nelle zone meno problematiche del paese.

Le violenze innescate dai risultati truffaldini delle elezioni, stanno evidenziando in realtà la fragilità del Kenia e del suo sistema democratico che, governato per oltre 20 anni con pugno forte dal vecchio presidente Arap Moi, non ha trovato una valida alternativa in Kibaki. Gli episodi di confronto etnico, violento, nascondono in realtà la natura politica della situazione che si ricollega alla proprietà delle terre, alle ingiustizie presenti e al fatto che la redistribuzione della ricchezza prodotta è sempre stata gestita in modo clientelare privilegiando alcune etnie a scapito di altre.

Quindi i problemi più che etnici sono in realtà politici. Per questo è necessario che la comunità internazionale si impegni e aiuti il Kenia a ritovare la strada del confronto politico in grado di favorire una pacificazione duratura e una trasformazione economica sociale in grado di ridurre le povertà presenti nel Paese.

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