Interessante intervento della star degli economisti Thomas Piketty che a Soweto ha partecipato all’annuale conferenza Nelson Mandela, ricevendone, per il suo lavoro il premio annuale.
Che il Sudafrica, a 25 anni dalla fine dell’Apartheid, sia più disuguale di allora era noto, ma Piketty ha dato una lettura non molto gradita non solo agli sponsor di questa conferenza (Anglo Gold Ashanti, Audi, Coca-Cola Sud Africa, Vodacom, e Rupert & Rothschild Vignerons, ma anche all’ establishment africano presente,
“E’ necessario un urto violento”.
Oggi per molti studiosi, intellettuali, economisti, il paese è come un enigma. Sono passati solo 25 anni dalla caduta dell’apartheid ma la disuguaglianza non è solo ancora molto alta in Sudafrica ma è in aumento e, per certi versi ,la disparità di reddito è oggi ancora più alto di 20 anni fa. L’economista francese, che studia per risolvere questo fenomeno a livello globale, sostiene che nella società capitalista la ricchezza crescerà più rapidamente della produzione economica e significa che i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Piketty parla di “un urto violento” affermando che il successo dell’Europa nel ridurre le disuguaglianze ha più a che fare con la violenza che le forze di mercato. E ‘dovuto, in gran parte, per gli urti molto violenti dalla Grande Depressione alla seconda guerra mondiale che hanno contribuito alla costruzione di politiche sociali, politiche di welfare, nuove politiche fiscali con la tassazione progressiva. Tali politiche sono state alla fine accettate dalle élite dei paesi occidentali che, fino al 1914 e prima guerra mondiale, erano state rifiutate.
Piketty offerto l’esempio della sua nativa Francia, sostenendo che è stato il primo paese europeo a introdurre l’uguaglianza politica, ma tra gli ultimi ad introdurre politiche che hanno ridotto la disuguaglianza economica. Infatti, nel secolo dopo la Rivoluzione francese, la concentrazione della ricchezza tra le élite è aumentata fino alla prima guerra mondiale, e solo dopo queste hanno accettato serie riforme fiscali e sociali.
Anche se non si può fare un parallelismo con la Francia, in un certo senso , il regime di diseguaglianza che esisteva sotto l’Apartheid era molto più oppressivo e violento dell’ ancien regime in Francia. E il gruppo che aveva più diritti rispetto al resto della popolazione, vale a dire i bianchi, era molto più grande. Non era 1% della popolazione; era del 10% -15%, quindi una situazione più difficile da affrontare. Proprio come la Francia post-rivoluzionaria, il post-apartheid in Sud Africa, questa disuguaglianza economica è continuata. “Tutto quello che sappiamo suggerisce un livello insolitamente alto di disuguaglianza, superiore a quello che abbiamo osservato praticamente qualsiasi altra parte del mondo.”
Le statistiche prodotte da Piketty parlano chiaro : il 60% -65% della ricchezza del Sud Africa è concentrato nelle mani del 10% della popolazione (rispetto al 50% -55% in Brasile, e il 40% -45% negli Stati Uniti). “Naturalmente, questo gruppo è stato storicamente predominante, quasi esclusivamente bianco. Anche oggi, se si guardano i dati, in particolare nel top ( 1% al 5%), l’ 80% è bianco, quindi le cose sono cambiate un po ‘, ma siamo ancora sostanzialmente con la stessa struttura di disuguaglianza razziale. In questo modo come pensiamo di fare dei progressi?
Si tratta, ma non lo dice esplicitamente, che anche il Sud Africa – come la Francia – ha bisogno di un proprio urto violento per forzare la situazione. Certo i fattori internazionali giocano un ruolo importante, ma il Sudafrica potrebbe partire da alcune aree per raggiungere lo scopo e trasformare in positivo il paese.
Salario minimo nazionale, partecipazione dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle imprese va bene , ma più di tutto è necessaria la riforma agraria. Questo è la vera questione irrisolta.
Piketty sostiene che le strategie di empowerment economico per i neri, basate per lo più su operazioni volontarie di mercato, non sono riuscite a diffondere la ricchezza. Per questo ritiene necessario ripensare una riforma agraria sudafricana più ambiziosa.
I suggerimenti radicali sono stati pronunciati nel corso di questa importante conferenza dove erano presenti i protagonisti del capitalismo sudafricano hanno in pratica fatto capire che anche i critici del capitalismo sono stati abbracciati dalle aziende e dalle multinazionali e, che lo voglia o no, Piketty è parte del sistema-e il sistema è improbabile che cambi in tempi brevi.
Forse l’ex ministro delle finanze sudafricano Trevor Manuel, in una intervista post-conferenza, ha messo il dito sul problema: tutti sappiamo che Piketty ha ragione, nessuno – ma non il governo sudafricano, non le grandi imprese, non le élite economiche – hanno fretta di realizzare le sue idee.
A Soweto, le idee di Piketty sono valse due standing ovation. Ma quale sarà l’estensione del loro impatto sul Sud Africa?
7 ottobre 2015
Libera traduzione di Time For Africa da The Guardian