Per Gerusalemme, città di tutti, nel rispetto del diritto internazionale!
Udine 3 febbraio 2018 ore 16.30-18.30 Loggia Del Lionello
Nello scorso dicembre, la decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di rendere esecutivo il Jerusalem Embassy Act, emanato nel 1995 durante la presidenza Clinton, che prevede il riconoscimento unilaterale di Gerusalemme quale capitale dello Stato d’Israele, rappresenta una scelta politica pericolosa, le cui conseguenze possono provocare ulteriori violenze.
Tale scelta è in conflitto con la risoluzione ONU 181 del novembre 1947, in cui si dichiara Gerusalemme città soggetta a controllo internazionale speciale.
Immediata è stata la risposta della popolazione palestinese, con numerose proteste e uno sciopero generale; anche da parte di 128 Paesi riuniti nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia, è stata espressa una condanna nei confronti della decisione statunitense.
Nel 1967 Gerusalemme Est fu conquistata da Israele con la Guerra dei sei giorni, quindi occupata ed amministrata de facto da Israele, nonostante le ripetute risoluzioni delle Nazioni Unite che ne esigono la liberazione. Gerusalemme rimane ancora oggi uno dei nodi irrisolti: palestinesi ed israeliani considerano entrambi Gerusalemme come capitale della loro nazione.
Le rappresentanze diplomatiche accreditate in Israele hanno la loro sede a Tel Aviv, le rappresentanze diplomatiche che si rapportano con l’Autorità Nazionale Palestinese hanno sede nella città di Ramallah. Nessuno stato ha la propria ambasciata a Gerusalemme, ove sono stabilite soltanto sedi consolari. La decisione di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme rompe il filo del delicato equilibrio di relazioni e di diplomazia che tiene ancora insieme la speranza di riattivare il negoziato tra le due parti, per un accordo di pace che metterebbe fine a 50 anni di occupazione militare e colonizzazione israeliana dei Territori Palestinesi iniziata nel Giugno 1967.
Dobbiamo ricordare che la popolazione palestinese non ha sempre vissuto in condizioni conflittuali con i popoli vicini. Infatti, fino al 1918, nella Palestina amministrata dall’Impero Ottomano, sono vissute in pace più comunità e diverse confessioni religiose, costituite soprattutto da arabi musulmani, cristiani ed ebrei.
Ormai, dopo complesse vicende, siamo arrivati ad una situazione di totale disparità: da una parte lo stato di Israele che controlla l’85% della Palestina storica, e dall’altra i residuali territori palestinesi. Israele non ha mai rispettato il piano di spartizione della Palestina formulato nel 1947 dall’ONU: attraverso continue guerre e politiche di occupazione, ha allargato progressivamente i propri confini, contravvenendo al diritto internazionale e privando la popolazione palestinese dei diritti umani fondamentali: alla terra, alla salute, alla casa, al libero movimento, al dissenso politico, all’esercizio di una piena cittadinanza. Da quando, nel 1967, Israele ha occupato la Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza, circa 800.000 palestinesi, anche minorenni, sono stati detenuti nelle carceri israeliane, spesso in assenza di precise imputazioni e impossibilitati ad accedere a regolari processi e al diritto alla difesa.
Lo spostamento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, di fatto, incoraggia il governo israeliano a proseguire nella colonizzazione della parteest della città, abitata da palestinesi; a revocare loro i diritti di residenza e a costruire insediamenti illegali per 200.000 coloni.
Riconoscere unilateralmente la città come capitale dello stato di Israele non può che provocare conseguenze destabilizzanti per tutto il Medio Oriente e per l’intero scenario internazionale.
Assieme a molte altre associazioni laiche e religiose italiane, riteniamo necessario ed urgente che la comunità internazionale, l’Unione Europea e l’Italia compiano ogni sforzo affinché vengano rispettate le numerose risoluzioni dell’ONU.
Chiediamo con fermezza la riapertura dei negoziati che mettano fine alla politica di occupazione militare, alla colonizzazione israeliana dei territori palestinesi e al regime di apartheid.
L’Arca della Pace onlus, Centro Misericordia e Solidarietà, Dalla Parte dei Bambini onlus, Donne in Nero Udine, Gruppo Ibriq, Oikos onlus, Salaam Ragazzi dell’Olivo-Comitato di Trieste onlus, Time for Africa onlus, Stop the war-Udine for Siria, Ospiti in arrivo onlus, Centro di accoglienza e di promozione culturale “E. Balducci”, CGIL-CISL-UIL Udine, Rete Radié Resch Udine.
La manifestazione si svolgerà senza bandiere e simboli di partito.