I leader africani hanno designato, la settimana scorsa, il nuovo presidente di turno dell’Unione Africana, carica sicuramente onoraria ma piena di significato politico. Robert Mugabe, l’anziano leader e poi despota dello Zimbabwe a 90 anni è stato dunque collocato al vertice della UA. L’elezione è stata da molti criticata in quanto l’anziano leader non è sicuramente un campione  dei diritti umani ne, tanto meno, del buon governo o della democrazia. Temi questi  che rappresentano anche gli obiettivi della UA.
Mugabe che ha governato lo Zimbabwe dal 1980, è nonostante tutto ancora rispettato da molti  leader africani anche per aver strappato l’indipendenza dalla Gran Bretagna e di essersi svincolato dagli accordi per il controllo e la distribuzione delle terre, cari alla Tacher e Blair. Se Mugabe è ancora al comando dello Zimbabwe lo si deve soprattutto a questo,  e sono stati pochi i leader africani, molto longevi al potere, a criticare la sua politica che lo ha portato in rotta di collisione con gli interessi europei e britannici soprattutto.
Infatti il governo Mugabe è stato ampiamente accusato di cattiva gestione dell’economia dello Zimbabwe,  che ha gettato il paese alla disperazione,  mentre l’entità del suo patrimonio personale non è noto. Sono invece note le sue passioni per le feste con celebrazioni sontuose come quelle del suo 90° compleanno che sono costate ai contribuenti  1 milione di dollari, nonostante il 70% della popolazione vive in povertà .
Sul versante dei diritti lo Zimbabwe di Mugabe è stato costantemente classificato come uno dei peggiori paesi al mondo in quanto a libertà civili. La polizia, nel rapporto di Human Rights Watch 2015, usa le leggi obsolete e abusive per violare i diritti fondamentali come la libertà di espressione, riunione, mentre non vi è stato alcun progresso verso la giustizia per le violazioni dei diritti umani e la violenza politica del recente passato.
Nel suo discorso di accettazione per il suo nuovo ruolo di presidente, Mugabe ha parlato della necessità di proteggere le risorse dell’Africa contro lo sfruttamento straniero  (preoccupazione  giustificata vista la situazione relativa al controllo e esportazione clandestina delle risorse minerarie strategiche). Ma lo Zanu-PF di Mugabe è stato accusato di aver drenato profitti per milioni di dollari  dalle miniere di diamanti, di proprietà statale,  per finanziare anche la campagna elettorale del 2013 per la rielezione di Mugabe.
Proseguendo Mugabe ha anche detto che ” non è possibile che le donne possono essere alla pari con gli uomini” non una brillante uscita visto e considerato che nel continente la discriminazione di genere è molto diffusa.
Ancora una volta le paludi della gerontocrazia africana hanno eletto il loro campione di democrazia, trasparenza, e di lungimiranza.