Via Romeo Battistig, 48 - Udine (UD)

Prima le Persone.. ma peggio di così non poteva cominciare

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Peggio di così non poteva cominciare l’inverno a Udine  a Pordenone  a Trieste.  Nei giorni scorsi e ieri a Trieste, siamo stati profondamente scossi dalla tragica fine  di quattro persone migranti, morte in attesa di trovare accoglienza e rifugio in strutture degne per accogliere le Persone che fuggono da povertà, violenze, guerre. Prima a Udine due giovani uomini, entrambi cittadini pakistani di 35 e 38 anni, rinvenuti in un casale abbandonato alla periferia della città di Udine, nella zona di Beivars. Poi la morte del cittadino venticinquenne  afghano trovato morto  in via Barcis di Pordenone, infine, ma era solo questione di tempo, come denunciava il comunicato stampa della Rete Dati e del Centro Balducci, la morte di un giovane ventitreenne, di nazionalità algerina, trovato esanime  in una delle strutture abbandonate del porto di Trieste.

Queste vite spezzate rappresentano l’emblema di un’emergenza ben più ampia e diffusa: quella di un sistema di accoglienza allo stremo, incapace di garantire sicurezza, dignità e protezione a chi fugge disperato da guerre, povertà e persecuzioni.Il dramma umano è evidente e il dolore condiviso da molti cittadini, associazioni e operatori del sociale si accompagna a un sentimento di rabbia e frustrazione. Perché queste morti non sono solo il risultato di sfortune gravi, ma la diretta conseguenza di un’inerzia istituzionale e di politiche pubbliche insufficienti e spesso contraddittorie. A più riprese, esperti, sindacalisti e operatori sul campo hanno denunciato le condizioni precarie in cui vivono centinaia di migranti, troppi spesso lasciati senza un alloggio adeguato, costretti a ripararsi in luoghi insicuri e degradati.L’emergenza freddo, che ha stremato molti di questi uomini, non è una novità né in Friuli né in Italia. Già da tempo si sottolinea come l’assenza di un sistema di accoglienza diffusa, stabile e umanamente degna metta a repentaglio le vite di chi cerca soltanto sicurezza e una possibilità di ricominciare. Le strutture esistenti – pubbliche o spesso di fortuna – sono insufficienti e sovraccariche, e la risposta politica resta frammentata e inefficace.

Non possiamo più accettare che la vita di esseri umani dipenda dal caso o dall’assenza di una rete di sicurezza sociale. Queste morti sono un urlo di allarme, che denuncia una “inerzia colpevole delle istituzioni” come affermato da molti osservatori locali, e che chiede a gran voce giustizia sociale e umanità.

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO CENTRO BALDUCCI E RETE DASI

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