Eugenio Melandri, coordinatore di Chiama l’Africa ha voluto così sintetizzare questa iniziativa che attraverserà oltre 30 città italiane.
Abbiamo intitolato la mostra semplicemente Persone anche perché, quest’anno, ricorre il 60° anniversario della Carta dei Diritti dell’Uomo. Dunque una rappresentazione dell’Africa attraverso la sua gente le sue Persone.
Con questa mostra poi volgiamo mettere in luce, per far meglio capire e comprendere che tutti siamo migranti. L’Africa è la culla dell’uomo da dove gli ominidi sono partiti: tutti noi siamo degli emigrati dall’Africa e immigrati in Europa.
La seconda ragione risiede nelle Persone di cui ci dimentichiamo. l’Africa viene ritenuta come un grande serbatoio di risorse da cui i potenti dell’economia mondiale possono attingervi a piacimento per finanziare e sostenere economie insostenibili. Così ci dimentichiamo proprio delle Persone, della gente organizzata che è capace di pensare, resistere e preparare il futuro. Noi vogliamo parlare dell’Africa attraverso le loro genti.
La terza ragione di questa iniziativa risiede nel fatto che noi tutti abbiamo un debito di umanità nei confronti dell’Africa. Durante il periodo coloniale abbiamo ritenuto che gli africani non fossero uomini o donne ma solo bestie da soma e da monta. Questo approccio, questo modo di agire ha contribuito pesantemente a provocare un complesso di inferiorità o una "povertà antropologica". Per questo dobbiamo restituire e riconoscere la loro Dignità.
La cooperazione, le relazioni, gli scambi per essere duraturi ed efficaci devono prima di tutto favorire, e partire, dal loro protagonismo. In questo modo, assieme, potremo veramente contribuire a cambiare lo stato delle cose, cambiare il programma, la classe dirigente spesso inadeguata e incapace di esser protagonista di un cambiamento che possa ridare dignità alle persone.
Con questa mostra vogliamo contribuire a ripagare il primo debito che abbiamo nei confronti dell’Africa e degli Africani: la DIGNITA’
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