Via Romeo Battistig, 48 - Udine (UD)

Per non dimenticare

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Pubblichiamo il testo di apertura della commemorazione delle quattro persone migranti, che hanno recentemente perso la vita in condizioni di solitudine e indifferenza

Cari tutti, amici, compagni di strada, cittadini,

Siamo riuniti qui oggi, in Via Cividale nella sede del co-working per il non profit, in silenzio ma con il cuore gravido di parole non dette e di dolore. Siamo qui per ricordare quattro vite. Quattro nomi, quattro storie, quattro desideri spezzati. Persone che hanno cercato rifugio, sicurezza, un futuro nelle nostre città: Udine, Pordenone, Trieste.

Foto simbolica non si riferisce alle persone indicate nella commemorazione
Foto simbolica non si riferisce alle persone indicate nella commemorazione

 Hichem Billal Magoura, 32 anni, algerino: arrivato a Trieste attraverso la rotta balcanica, era in attesa di poter avanzare la sua richiesta di asilo. Il suo corpo è stato rinvenuto il 3 dicembre in un capannone fatiscente del Porto Vecchio, dove cercava riparo dal gelo.

Nabi Ahmad, 35 anni, pakistano, e Muhammad Baig, 38 anni, pakistano: entrambi richiedenti asilo, sono morti il ​​1° dicembre in un tugurio di Udine, mentre tentavano di riscaldarsi con stufe artigianali e combustibile di fortuna.

Shirzai Farhdullah, 25 anni, afghano: giunto in Italia dopo un lungo viaggio, lo abbiamo perso il 29 novembre a Pordenone, in una baracca di fortuna, dove cercava di sfuggire alle basse temperature.

Sono quattro volti, quattro età, quattro provenienze diverse, uniti da un destino comune: quello di non avere un tetto sicuro, di vivere ai margini di un continente che da loro attende forza-lavoro ma non assicura diritti e tutela. Non sono morti per una fatalità inevitabile. Sono morti per il freddo tagliente dell’inverno e per un freddo ancora più profondo e insidioso: il freddo dell’indifferenza.

L’indifferenza che permette a un essere umano di diventare invisibile.
L’indifferenza che trasforma un bisogno disperato in un disturbo da allontanare.
L’indifferenza che alza muri, non solo di cemento, ma di paura e di pregiudizio, più alti di qualsiasi frontiera.

Queste quattro persone cercavano accoglienza. Hanno trovato l’abbandono. Cercavano un approdo di pace. Hanno trovato una fine senza dignità.

Abbiamo  voluto questa cerimonia laica per un preciso motivo. Perché il rispetto per la vita e la morte, la compassione per la sofferenza, l’ira di fronte all’ingiustizia, non appartengono a una sola fede o a una sola cultura. Sono valori umani, universali. E in quanto tali, oggi li rivendichiamo qui, insieme.

Non siamo qui solo per piangere delle vittime. Siamo qui per restituire loro un volto e una voce, che l’indifferenza aveva cercato di cancellare. Per dire che la loro morte non è un incidente di percorso, ma l’esito tragico di politiche e di un clima sociale che troppo spesso considera alcune vite sacrificabili.

Per questo, la nostra memoria oggi non può essere solo un ricordo passivo. Deve trasformarsi in impegno.

Un impegno a gridare, con le nostre parole e le nostre azioni, che l’accoglienza non è un optional, non è un atto di carità. L’accoglienza è un dovere di civiltà, è un pilastro irrinunciabile di una società che voglia definirsi davvero umana.

Sostenere “una politica di accoglienza degna di questo nome” significa pretendere percorsi legali e sicuri, per togliere potere ai trafficanti di disperazione. Significa strutture dignitose, non lager o dormitori ai margini. Significa integrazione vera, lavoro, opportunità. Significa riconoscere che la dignità di una persona non ha passaporto.

Oggi, davanti a queste quattro assenze, rinnoviamo una promessa.

Promettiamo di non dimenticare i loro nomi. Di non voltarci dall’altra parte. Di contrastare, ogni giorno, con la nostra presenza e la nostra voce, quel gelido vento dell’indifferenza che uccide tanto quanto il freddo.

Che il loro ricordo diventi la nostra forza. E che il nostro impegno sia la luce che, da oggi in poi, onora la loro memoria.

Che il loro riposo sia finalmente in pace. E che la nostra lotta per un mondo più umano non conosca mai tregua.

Grazie a tutti per essere qui.

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