
Addio a Ngũgĩ wa Thiong’o gigante della letteratura e custode della memoria africana.
Considerato uno dei più influenti scrittori africani del XX e XXI secolo, Ngũgĩ ha dedicato la sua vita a esplorare le eredità del colonialismo, a denunciare le ingiustizie sociali e a valorizzare le lingue indigene come strumenti di emancipazione. Con la sua scomparsa, il mondo perde non solo un grande scrittore, ma un faro di resistenza culturale. Ngũgĩ nella sua vita ha sfidato i colonialismi e a decostruire le narrazioni imposte , restituendo all’Africa la sua lingua, la sua storia e la sua dignità.
La sua scelta di abbandonare l’inglese per scrivere in Gĩkũyũ rappresenta un atto rivoluzionario, un vero e proprio gesto politico che ha trasformato il dibattito sul ruolo della lingua nella costruzione dell’identità e della memoria collettiva. Con opere come “Decolonizarre la Mente” e “Petals of Blood”, tradotto in italiano in“Un Chicco di Grano” ci ha insegnato che le parole sono armi, che la lingua è un atto politico e che la letteratura può essere un fertile campo di liberazione.
La scelta rivoluzionaria di Decolonising the Mind, pubblicato nel 1986, è il risultato della critica aperta verso gli intellettuali africani che continuavano a scrivere esclusivamente in lingua coloniale. Nel 1980 scelse di rinunciare all’inglese e di adottare definitivamente il suo nome d’origine, lasciando cadere l’anglicismo James, per diventare Ngũgĩ wa Thiong’o, “colui che si attacca alla spada” in Gĩkũyũ.
Decolonising the Mind , saggio fondamentale in cui sosteneva che la vera liberazione non può prescindere dal controllo della lingua nazionale. Ogni volta che si produce cultura in inglese, francese o portoghese, si impianta una “memoria europea” sui corpi e sulle terre africane, si perde l’immediatezza e la ricchezza dei testi originari.Questa opera ha avuto un impatto enorme nel dibattito postcoloniale, ispirando attivisti, scrittori e accademici a riconsiderare le proprie modalità espressive.
Anche quando il carcere e l’esilio hanno provato a zittirlo, la sua penna ha continuato a parlare, radicata nella terra e nella gente del Kenya. Oggi il suo corpo ci lascia, ma le sue idee – come i semi del mugumo (conosciuto in Africa come fig tree), l’albero sacro della sua narrativa – germoglieranno ancora. Perché un intellettuale non muore mai: sopravvive nelle lingue che ha resuscitato, nelle coscienze che ha scosso, nelle storie che ha seminato.
Tutti i libri di Ngũgĩ wa Thiong’o , tradotti in italiano sono disponibili nella Biblioteca dell’Africa