28 Febbraio 2013
Le elezioni appena concluse apriranno sicuramente nuovi scenari da cui potrà uscire, si spera, una nuova stagione di partecipazione e profondo rinnovamento della politica. Una politica pragmatica, attenta al bene comune e alla cittadinanza, in grado di risolvere non solo le questioni squisitamente economiche del debito, dello spred, della collocazione di bond nel mercato per pagare i debiti con altri debiti. Serve una grande attenzione alla dimensione sociale e non solo a quella economica. Siamo bloccati sul versante dei diritti di cittadinanza, della cooperazione e solidarietà internazionale, siamo bloccati rispetto la questione degli immigrati, non solo quelli clandestini che continuiamo a carcerare perché sprovvisti di permesso di soggiorno, ma anche quelli che accogliamo e poi non sappiamo cosa farne. Emergenza perenne e continua. Dopo aver speso circa un miliardo di euro per dare accoglienza ai rifugiati provenienti dal Nord Africa a seguito delle “rivoluzioni arabe” non siamo stati in grado, in due anni, con un investimento di 25 mila euro a persona, di integrare e dare asilo a queste persone. Accolti come rifugiati, ma trattati come clandestini nei vari Cie o nelle varie strutture di accoglienza senza poter lavorare, rendersi utili, inserirsi nel tessuto sociale ed economico del nostro paese. Oggi, con una circolare, viene decretata la fine dell’emergenza Nord Africa. I rifugiati vengo fatti uscire dalle strutture di accoglienza senza aver organizzato percorsi di uscita, di accompagnamento serio verso un possibile ritorno nelle terre d’origine. Con 500 euro e un “titolo di viaggio” ci si lava le mani sperando che questi soldi siano sufficienti per consentire loro di lasciare possibilmente l’Italia. Sono 13.000 e non sanno dove andare. Lo Stato poi, tanto per cambiare, ha contratto debiti con albergatori e strutture private che hanno organizzato l’ accoglienza e ospitato i rifugiati in questi due anni. Siamo generosi, solidali nell’emergenza immediata ma incapaci di essere conseguenti. Trattiamo queste persone che fuggono da situazione di guerra, di violenza, di soprusi come cittadini di serie B. Da molti anni il CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati), chiede l’introduzione di un programma nazionale d’integrazione e di prima accoglienza dignitoso che salvaguardi la dignità umana. Sarà in grado questo rinnovato e giovane parlamento (età media 48 anni), con il, 31% di presenza femminile affrontare queste questioni non secondarie di civiltà e di cittadinanza?