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Mozambico: guerra non dichiarata

Lourenco de Rosario

Noi conosciamo bene il Mozambico e stiamo seguendo con apprensione le ultime vicende. La tensione è altissima e anche oggi 31 ottobre  ci sono stati episodi di violenza anche nella provincia di Nampula, nel nord del Mozambico. Territorio questo che ha dato rifugio al leader della Renamo,  Dhlakama, per molti anni.
Ci sembrava interessante  e utile presentare il punto di vista del mediatore da parte della Frelimo. Personaggio influente, a volte critico con lo stesso partito, già ministro e ora rettore del Politecnico di Maputo. L’intervista è stata da noi tradotta dal giornale portoghese Publico.
L ’accademico Lourenco de Rosario, mozambicano rettore del Politecnico di Maputo è uno dei due mediatori “informali”  della trattativa non trattativa  tra il governo della Frelimo e l’opposizione della Renamo L’altro è il vescovo anglicano Mozambico D. Dinis Sengulane. Nell’intervista, concessa al settimanale portoghese Pubblico, il rettore afferma che il Mozambico oggi vive in uno stato di guerra non dichiarata. Una affermazione pesante che l’intervista che qui riportiamo cerca di chiarire.
D. In Mozambico la situazione migliora o peggiora?
R. Dopo l’occupazione della residenza di Dhlakama a Santugira (provincia di Sofala n.d.r) è naturale che da parte di quest’ultimo e del suo movimento ci sia un irrigidimento delle posizioni. Santugira non era una base militare ma un’area dove Dlakama viveva. Averla occupata militarmente ha significato l’avvio di  una escalation di violenza (cosa che si è puntualmente materializzata nei giorni seguenti a questa intervista n.d.r.). Il presidente della Renamo attualmente non è nelle condizioni di coordinare quello che entrambe le parti garantiscano essere la loro intenzione:  privilegiare il dialogo. Dall’altra parte  Dhlakama non si è compromesso con le azioni e le manifestazioni violente apparse qua e la nella provincia di Sofala. Ciò significa che lui non si sente responsabile, ma dall’altra parte il Governo non può rimanere legato a questa posizione.
D. E’ vero che l’esercito non sa dove si trova il capo della Renamo?
R.  Noi sappiamo, in quanto mediatori, che Dhlakama è in contatto con alcuni dei suoi uomini per orientarli sul da farsi.
Dhlakama
 
 
 
 
 
 
 
 
D. Dhlakama è in contatto con i rappresentanti del partito a Maputo e nel resto del Paese?
R.  Sicuramente è in contatto con i dirigenti di quel partito a Maputo (la capitale n.d.r). Se è in contatto con i suoi consiglieri militari o con uomini fedeli sparsi nella provincia non saprei. Lui sostiene che non è responsabili degli attacchi di questi giorni.
D. La posizione del portavoce a Maputo è esattamente la posizione trasmessa da Dhlakama?
R. A volte in ritardo, ma sicuramente si.
D. Ci sono prospettive per il dialogo?
R. E’ anzitutto creare le condizioni e fare in modo che Dhlakama possa riapparire in pubblico quale condizione per guidare il processo di pace. Tutta la società mozambicana pensa che questo problema possa essere risolto solo con l’incontro tra il capo dello Stato Armando Guebuza e il leader della Renamo Afonso Dhlakama. E questo è il dato critico. C’è una posizione molto radicale che sostiene la soluzione di rendere la Renamo illegale in quanto partito armato  e , la costituzione mozambicana, lo stato di diritto non permette che i partiti siano armati. Posizione questa legittima ma come disarmare? Attraverso il dialogo o militarmente?
D. Chi può creare le condizioni per far riapparire Dhlakama?
R. Entrambe le parti in causa. Dobbiamo fermare questa spirale di violenza. Lo Stato non può legittimamente consentire la presenza di focolai di violenza e non reagire a questo. Da reazione a reazione, corriamo il rischio di creare un crescendo di violenza.  Già oggi sono morti civili, le persone , in certe zone, cominciano ad abbandonare i villaggi, si distruggono proprietà, si sta paralizzando l’economia stessa.
D. La situazione è grave?
R. La situazione mi preoccupa molto e nel corso di questi due anni di conversazioni e interruzioni, siamo stati molto vicini alla soluzione pacifica della controversia. Soluzione, che naturalmente porterebbe alla sistemazione di alcuni aspetti che riguardano principalmente la Renamo,  come l’integrazione dei quadri e militanti della stessa all’interno delle strutture statali. Qualcosa però è successo anche se non so cosa.
D. Quali sono state le concessioni?
R. La Renamo ha posto quattro questioni: la prima relativa alla legge elettorale quella parte relativa alla composizione della Commissione Nazionale Elettorale (CNE). La seconda riguarda la difesa e la sicurezza. Gli accordi di Roma, ha consentito il mantenimento di uno stock di uomini armati Renamo per la protezione del loro leader..
D. Quanti uomini erano permessi?
R. Circa 150-200 uomini. Nel corso di questi 20 anni  le cose però sono andate peggiorando in relazione al fatto che non sono stati trovati meccanismi in modo tale da integrare questi uomini nell’apparato dello Stato: polizia, esercito, forze speciali. La renamo ha invece utilizzato questi uomini come  strumento di ricatto politico in relazione alla sua perdita di peso politico nel paese.  La terza è stata quella collegata al problema della politicizzazione dell’apparato statale (braccio operativo del Frelimo n.d.r.)  mentre la quarta riguardava un’equa distribuzione della ricchezza. Questioni di dibattito nazionale e non solo questioni circoscritte alla Renamo. Pensavamo di essere vicini ad una soluzione poi invece le cose sono precipitate.
D. Che cosa è andato storto?
R. Non lo so. Ci sono prove che mi sfuggono. In tre giorni è cambiato qualcosa. Dhlakama il 17 ottobre aveva dichiarato che non era necessario proteggere la zona della Strada Nazionale n.1 (la parte che attraversa Gorongosa, Maringue, Caia n.d.r.) ,perché aveva disabilitato tutti gli ordini per attaccare la strada. Il giorno 18 cominciano ad emergere schermaglie con mori e feriti. Il 21 viene occupato l’accampamento di Dhlakama. In tre giorni qualche è cambiato.
D. In qualità di membro della Frelimo, indicato dal presidente Guebuza quale mediatore, ha sollevato dubbi sulla sua capacità e imparzialità.
R. All’interno della Frelimo vi è una pluralità di punti di vista. Ho cercato di mantenere il  punto di vista più obiettivo possibile. Ho mantenuto i contatti sia con il capo dello stato che con il capo della Renamo.
D. Ha parlato con Dhlakma dopo la sua ritirata dal campo di Santugira?
R. Ho cercato di contattarmi, di parlare con me, così mi hanno detto  le persone con cui è in contatto.
D. sa quali siano esattamente le sue intenzioni?
R. Lui dice che vuole dialogare, e non può. In questo momento è un “rifugiato” militare, in fuga da una operazione militare. Se, come appare ora, è una questione militare allora vuol dire che siamo in una situazione di guerra, anche se non dichiarata. Chi ha preso il suo campo, la sua residenza non è stata la polizia ma i militari.
D. Lei pensa che l’esercito potrebbe ritirarsi per favorire il dialogo?
R.  L’esercito si può ritirare se dall’altra parte cessano le violenze. Questo purtroppo non sta accadendo. La spirale di violenza con focolai e attacchi a civili e militari continua per cui non ci sono al momento le condizioni.
 

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