E’ stato presentato martedì 24 febbraio a Johannesburg il report 2013 dedicato ai progressi della lotta alla malnutrizione che colpisce nel mondo 165 milioni di bambini di cui l’80% sono concentrati in 14 paesi per lo più africani. 1 bambino su 4, al di sotto dei 5 anni soffre di malnutrizione che incide in modo negativo e pesante sulla salute e sul processo di crescita dell’infanzia. Bambini sani e ben nutriti possono svilupparsi e crescere meglio e contribuire in questo modo allo sviluppo delle loro famiglie, delle comunità e dei paesi in cui crescono.
L’arresto della crescita del bambino provocato dalla malnutrizione e dalla denutrizione, riduce le sue speranze di sopravvivenza, ostacola in modo irreversibile il processo di crescita ottimale e in salute. L’arresto della crescita è associato allo sviluppo non ottimale del cervello con conseguenze negative e dannose per la capacità cognitiva, rendimento scolastico e dunque per un futuro incerto. Tutto questo poi influisce anche sullo sviluppo potenziale della nazioni che registrano elevati tassi di malnutrizione.
La cattiva alimentazione nei primi 1.000 giorni di vita dei bambini può avere conseguenze irreversibili. Sono milioni i bambini rachitici risultato della denutrizione. Più piccoli dei coetanei soffrono di più e sono più suscettibili alla malattia. A scuola spesso sono seduti in fondo alla classe e il loro rendimento è più scarso. Quando entrano in età adulta hanno più probabilità di diventare sovrappeso e più inclini alle malattie non trasmissibili. Quando iniziano il lavoro spesso guadagnano meno dei loro colleghi.
La malnutrizione è anche il risultato di una ingiustizia globale, si ruba al bambino già quando è ancora nell’utero della madre, viene poi derubato della sua vita nella prima infanzia dalla piena capacità di sviluppare le proprie doti per tutta la vita. Questa è la tragedia di 165 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni che vedono arrestare e compromettere la loro crescita nel mondo di oggi che produce cibo molto di più delle necessità ma che non arriva laddove c’è più bisogno.
Malnutrizione e denutrizione devono essere anche viste come violazione dei diritti dell’infanzia e pesano come come macigni sulle nazioni i cui cittadini del futuro non saranno ne sani ne produttivi come avrebbero potuto essere.
Passi avanti sono stati fatti ma troppo lentamente e troppi bambini sono ancora fuori portata. La mortalità di 1/3 dei bambini sotto i 5 anni sono da attribuire alla malnutrizione. Per questo è necessario agire più in fretta perché la denutrizione e la malnutrizione cronica arresta la crescita non solo delle persone ma di intere nazioni. Investire in nutrizione è un modo fondamentale per far avanzare il benessere globale.
Il G8, il World Economic Forum, gli economisti del Copenhagen Consensus evidenziano la necessità di investire nella nutrizione. L’Assemblea Mondiale della Sanità ha fissato l’obiettivo di conseguire una riduzione del 40 per cento del numero dei bambini rachitici sotto i 5 anni entro il 2025 , ovvero 70 milioni di bambini da salvare dalla miseria e dall’arresto della crescita. Le Nazioni Unite tramite il Segretario Generale ha incluso nei suoi obiettivi, l’eliminazione della malnutrizione con il programma Fame Zero, sulla falsa riga di quello realizzato con successo in Brasile.
Il rapporto mostra poi come sia possibile raggiungere questo obiettivo. Paesi come l’Etiopia, Haiti, il Nepal, Perù e Rwanda con le loro positive esperienze stanno aprendo la strada per rispondere e risolvere in modo rapido a queste priorità.
L’approccio adottato dal Rwanda è quello cercare soluzione “home-grow”, crescere in casa, con cibo coltivato localmente perché in ogni comunità, in ogni distretto ci sono migliaia di soluzioni locali possibili per far fronte alla fame. Il programma di nutrizione è stato esteso a tutti i 30 distretti del paese, compreso l’accesso all’assicurazione sanitaria. In questo modo la malnutrizione e l’insicurezza alimentare viene affrontata su base comunitaria, come per esempio, con la costruzione di riserve di grano comunali alimentate direttamente con un contributo delle famiglie con almeno il 20% del loro raccolto nel corso di una buona stagione. L’organizzazione e l’espansione di orti con le informazioni condivise sulle verdure coltivate e sulle rese. Suggerimenti e soluzioni proposte vengono discusse in gruppi di lavoro che coinvolgono anche le agenzie umanitarie, ricercatori, funzionari governativi.
In Africa il problema è che la ricerca per essere efficace e immediatamente “spendibile” dovrebbe essere guidata dagli africani e non da i donatori internazionali. Anche per questo il modello ruandese potrebbe essere utilizzato in altri paesi africani , dove le iniziative dei donatori stranieri, in genere, tendono a concentrarsi sul trattamento e su soluzioni tecniche . Il cambiamento arriverà solo quando la ricerca nutrizionale sarà guidata dall’Africa e gli interventi saranno progettati per soddisfare le priorità di un paese. Questo anche secondo i risultati del progetto biennale “Sunray” finanziato dall’Unione Europea ( ricerca in nutrizione sostenibile per l’Africa negli anni a venire ), recentemente pubblicato.
Bisogna superare quanto avviene per esempio in Benin, dove ricercatori e politici aspettano “i dettami” dei donatori prima di agire. Programmi questi che non diventano sostenibili perché appena finiscono le risorse tutte le attività si arrestano e benefici e buone pratiche si perdono. Inoltre i ricercatori impegnati sul versante della lotta alla malnutrizione spesso non sono autonomi , non definiscono la loro agenda sulla base dei reali problemi nutrizionali della popolazione e questa è una delle ragioni per cui, nonostante le risorse disponibili, nel Benin i tassi di malnutrizione non sono diminuiti.
Il progetto Sunray ha coinvolto oltre 100 soggetti interessati in 40 paesi sub-sahariani e ha individuato i seguenti settori prioritari di ricerca:
l’impatto degli interventi comunitari;
ciò che influenza la qualità e la quantità di cibo che un bambino mangia
efficacia della promozione cibi tradizionali nei periodi di shock climatico .
Azioni prioritarie che potrebbero contribuire a creare un buon ambiente per il finanziamento della ricerca per la nutrizione in Africa includono anche una migliore governance della ricerca che deve essere allineata con le priorità individuate nell’area sub- sahariana per contribuire ad aiutare veramente i paesi a sviluppare la capacità tecnica e la condivisione di risultati con l’altro. Si tratta sostanzialmente di favorire partnership tra i ricercatori africani, che hanno maggiore credibilità e conoscenza in relazione al del contesto , ed i ricercatori occidentali che dispongono di maggiori risorse. Vedi esperienza del Consorzio di Ricerca Economica dell’Africa come esempio di un modello africano costruito su tali partenariati , ma con l’ordine del giorno stabilito dagli africani . Costituire “hub della conoscenza” africani per favorire lo scambio di conoscenze e la soluzione dei problemi per superare la malnutrizione grave presente in Africa.