Il 20 ottobre 2025 la rivolta giovanile della generazione Z, che ha portato alla caduta del presidente Andry Rajoelina e all’ascesa del potere dell’esercito, ha profondamente scosso il Paese.
Come sottolinea lo storico malgascio Harilala Ranjatohery, “la Generazione Z in Madagascar ha dimostrato la capacità di mobilitarsi per i propri diritti e di influenzare profondamente l’equilibrio politico, nonostante la repressione e le resistenze interne”. Ora è essenziale monitorare l’evoluzione della nuova leadership militare e la sua capacità di garantire un reale cambiamento democratico e sociale. Questa esperienza malgascia ci offre uno sguardo reattivo su come le nuove generazioni, connessi e coscienti del proprio ruolo, possono incidere nel proprio paese e cambiare la storia.
Di seguito alcuni approfondimenti sull’origine e sull’evoluzione della protesta
L’origine della protesta: bisogni fondamentali e malcontento diffuso
Le proteste, iniziate come una rivendicazione concreta e urgente della Generazione Z per servizi essenziali come acqua ed elettricità, hanno ben presto assunto un carattere più ampio, diventando espressione di un malcontento che attraversa l’intera società malgascia. La crisi idrica, le continue interruzioni di corrente e la situazione economica difficile hanno fatto da detonatore a una mobilitazione spontanea e in rapidissima crescita.
Secondo Ranjatohery, quella dei giovani è “una generazione che non si riconosce più nelle logiche politiche tradizionali e nei dirigenti che sembrano distanti dai bisogni reali della popolazione”. Le proteste si sono quindi trasformate in una richiesta di cambiamento sistemico, di una nuova organizzazione politica e sociale, attenta a diritti e dignità
La dinamica della rivolta: dalla piazza all’esercito
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’esercito non ha organizzato un colpo di Stato a tavolino, ma ha reagito in modo decisivo di fronte allo sgretolamento dell’ordine pubblico e alla repressione violenta da parte della gendarmeria nazionale. In particolare, il Corpo d’Armata del Personale e dei Servizi Amministrativi e Tecnici (CAPSAT), una unità militare d’élite, è intervenuto per proteggere i manifestanti e garantire la loro sicurezza.
Il colonnello Michaël Randrianirina, alla guida del CAPSAT, ha giocato un ruolo centrale nell’allearsi simbolicamente con le istanze popolari, spostando l’equilibrio di potere e provocando la fuga del presidente Rajoelina. Con la presidenza della Repubblica vacante e il capo del Senato rimosso, è nata una situazione istituzionale fluida, tuttora in fase di definizione
La composizione sociale del movimento e i suoi alleati
La rivolta non è stata solo un fenomeno giovanile ma ha coinvolto settori importanti della società civile – sindacati, insegnanti, funzionari pubblici – che hanno sostenuto le richieste di giustizia sociale e di servizio pubblico efficiente. Molti gruppi sindacali, come Randrana syndikaly, hanno mobilitato le proprie basi, dando un respiro più ampio alla mobilitazione.
Di contro, i partiti politici tradizionali hanno avuto un ruolo marginale, spesso criticati per incapacità o autoreferenzialità e in alcuni casi messi in discussione proprio dai giovani attivisti. Tuttavia, la piattaforma parlamentare Firaisankina ha assunto un’iniziativa politica chiave votando per l’accusa contro il presidente
La dimensione internazionale e le connessioni globali della rivolta della Generazione Z
Il movimento malgascio si inserisce in un contesto globale di attivismo giovanile, dove la Generazione Z, connessa digitalmente e culturalmente da spazi virtuali condivisi, sta rinnovando la protesta sociale in tutto il pianeta. Azioni simili si sono viste in Nepal, Indonesia, Marocco e molti altri paesi, caratterizzate dall’uso di simboli culturali come i manga e linguaggi accessibili, ma anche da richieste concrete e urgenti.
La diaspora malgascia, tra Europa e Africa, ha anch’essa organizzato manifestazioni di sostegno, rafforzando la pressione internazionale sulla classe dirigente locale e guadagnandosi un’attenzione mediatica crescent
Le conseguenze immediate: il colpo di Stato “non ufficiale”
Lo scenario è quello di un “non-colpo di Stato”, come descritto da alcuni osservatori, dove l’esercito non ha preso il potere per propri fini politici ma per rispondere a una crisi di legittimità e sicurezza. Nel nuovo governo di transizione, guidato dal colonnello Randrianirina, si delineano le prime promesse di formazione di un esecutivo con partecipazione di civili, in attesa di una riorganizzazione politica che possa garantire stabilità e risposte ai bisogni della popolazione.
Questa rivolta ha dunque segnato un punto di svolta nella storia recente del Madagascar, aprendo un capitolo di speranze ma anche di grandi sfide
