I gravi fatti di sangue di questi ultimi giorni hanno richiamato l’attenzione dei media sul Madagascar un Paese che tutto sommato godeva di una buona stabilità sociale e politica. Gli scontri della settimana scorsa hanno lasciato a terra oltre 100 persone uccise a seguito di una manifestazione anti-governativa organizzata dal leader ed ex sindacaco della capitale Antananarivo, Andry Rajoelina. Quella che doveva essere una manifestazione di protesta davanti alla sede presidenziale, si è tradotta in una tragedia : i soldati, la forza di sicurezza presidenziale hanno sparato ad altezza d’uomo uccidendo 28 persone.
Molti gli interrogativi sulle motivazioni che hanno portato la folla di manifestanti a marciare davanti al palazzo presidenziale sorvegliato da soldati armati.
Che il presidente attuale Marc Ravalomanana con le sue politiche abbia ulteriormente divaricato il solco tra poveri e ricchi è un fatto. Del processo di liberalizzazione economica portata avanti dal Presidente ha soprattutto beneficiato una piccola élite, mentre le condizioni dei poveri sono peggiorate, nonostante la crescita macro-economica registrata in questi anni.
Come spesso accade i buoni risultati macro economici non vanno mai a beneficio di tutta la popolazione e questo inevitabilmente si traduce in malcontento che, come nel caso dell’iniziativa dell’ex sindacao della capitale, può essere organizzato politicamente.
Le riforme economiche di Ravalomanana, hanno attirato molti e potenti investitori stranieri, tentati dal petrolio e dai minerali pregiati. Imprese come Rio Tinto hanno investito miliardi di dollari in porgetti minerari locali. La società Canada International Corporation, una società di risorse naturali, sta investendo 3,4 miliardi di $ per lo sviluppo di una delle più grandi miniere di nikel al mondo, a est della capitale.
Il problema è che le politiche del governo, per la valorizzazione di queste risorse non hanno contribuito allo sviluppo di politiche sociali in grado di contrastare le disuguaglianze tra poveri e ricchi.
Il Presidente stesso ha tratto enormi benefici dalla crescita economica del Madagascar. Il suo successo come imprenditore in prodotti lattiero-caseari, ha favorito la sua corsa presidenziale del 2001. Ma anche in questi paesi il conflitto d’interessi non risolto, unitamente alla non equa distribuzione dei benefici economici, hanno portato la gente a prendere le strade di Antananarivo.
La violenza corre il rischio di inasprire ulteriormente il già difficile confronto. Rajoelina, con il suo tentativo di strappare il potere di un governo democraticamente eletto è stato condannato dalla Unione Africana e i diplomatici occidentali, sotto l’egidia delle Nazioni Unite, stanno spingendo per un dialogo, indispensabile per mettere fine alle rimostranze espresse nelle manifestazioni.
La situazione comunque non è facile, oltre alla crisi economica mondiale che si prevede pregiudicherà ulteriormente l’Africa, c’è la crisi politica con il rischio anche di una crisi alimentare provocata dalla stagione dei cicloni.
Per approfondire vai al link: www.madagascar-tribune.com/Difficile-d-eviter-un-autre-bain,111