Le elezioni nello Zimbabwe si sono concluse con la vittoria, ancora una volta del novantenne Robert Mugabe con il 60,87% dei voti con la maggioranza assoluta dell’assemblea 150 dei 210 disponibili, che consentirebbe al presidente eletto di modificare la costituzione.
In Zimbabwe la disputa elettorale non è mai stata tranquilla, democratica. Le ultime elezioni di cinque anni fa sono state segnate da violenze estreme nei confronti del Movimento Democratico per il Cambiamento (MDC) di Morgan Tsvangirai che nel corso di quest’ultima tornata elettorale ha preso il 34% dei voti. Il leader del Partito di opposizione, ha duramente contestato il risultato elettorale, non molto trasparente e regolare, anche se la delegazione dell’Unione Africana ha certificato la regolarità delle elezioni.
Speranza o disperazione da parte della popolazione che avrà ancora una volta, per i prossimi cinque anni, Robert Mugabe presidente con una super maggioranza in parlamento. Che ne sarà dello sconfitto Morgan Tsvangirai e dell’MDC? Lo ZANU-PF cosa farà con la maggioranza assoluta, visti i precedenti di violenza e sopraffazione esercitati da questa forza politica? Come andrà avanti lo Zimbabwe e quali rapporti con il resto del mondo e l’occidente in particolare che ha ancora attive le sanzioni economiche contro Mugabe?
Riportiamo qui l’opinione di quattro voci differenti di personalità che seguono e vivono la politica di questo paese. Quattro punti di vista differenti, ma altrettanto critici sul ruolo dello ZANU-PF e sulla politica nazionalista del presidente Mugabe.
Stehpen Chan professore di relazioni internazionali presso la Scuola di Studi Orientali e Africani, Università di Londra.
Due questioni chiave che emergono da queste elezioni: la prima è che un governo maggioritario non ha più bisogno di essere autoritario. Quindi uno ZANU-PF potrà esercitare il suo potere con mano meno pesante rispetto al recente passato contribuendo, nel contempo, a riciclare le persone corrotte a rifarsi un nuovo profilo per diventare i Rockefeller dello Zimbabwe del futuro. La seconda è che questa elezione è storica perché decreterà la fine dei due contendenti Mugabe da una parte, a causa dell’età e della malattia e per la linea di successione già definita e, dall’altra, Morgan Tsvangirai che appare ormai sul viale del tramonto come leader che ha condotto il suo partito in tre sconfitte elettorali. Il MDC ha combattuto questa campagna elettorale in modo molto tiepido, sembrava sconfitto in partenza. Per questo il partito ha bisogno di una nuova leadership e nuova ispirazione.
L’opposizione oggi diventerà il fiore all’occhiello dello ZANU-PF che dimostrerà che lo Zimbabwe è democratico. Questo renderà l’opposizione meno efficace con molti problemi per i gruppi di azione civica che in questi anni erano diventati una voce e coscienza critica del paese. In questo contesto lo ZANU-PF potrà porsi come governo ragionevole nei confronti dell’Occidente anche perché SADAC e Unione Africana hanno certificato la correttezza del voto, e dunque garantito a pieno titolo la legittimità del suo presidente.
Munyaradzi Gwisai, coordinatore generale della Organizzazione Internazionale socialista (Zimbabwe) e l’ex MDC MP
Per i lavoratori dello Zimbabwe non c’è più futuro con l’MDC e Tsvangirai, che nel corso di questi anni non ha saputo indicare una strategia a vantaggio dei più poveri e dei lavoratori. Al contrario, sono diventati i barboncini dei capitalisti di oggi, contro tutta l’Africa, in mano ai padroni di Washington e Londra. L’occidente è particolarmente preoccupato per la clamorosa vittoria di Mugabe che potrà avere un effetto contagioso attraverso il Limpopo portando acqua al mulino di Julius Malema, ex presidente dei giovani dell’ANC in Sud Africa, che con il suo “Economic Freedom Fighters” potrebbe minacciare mortalmente l’egemonia incontrastata dell’ANC e di conseguenza anche la struttura economica dell’apartheid su cui poggia la più grande economia dell’Africa. Con il risultato elettorale favorevole, Mugabe probabilmente pur perseguendo il suo programma nazionalista, dovrà raggiungere qualche compromesso con le banche e con le grandi imprese dell’occidente per evitare un attacco aperto dei capitalisti e dell’occidente contro la debole economia che risente anche delle sanzioni imposte a suo tempo da Londra. E’ anche altrettanto probabile che Mugabe, per migliorare l’economia guarderà verso la Cina, India, Russia e Brasile. La via da seguire per le persone che lavorano è quello di rompere con il MDC e gettare le basi per un nuovo movimento dei lavoratori e continuare la lotta contro il regime di Mugabe e dello ZANU-PF.
Dewa Mavhinga, ricercatore senior sullo Zimbabwe presso Human Rights Watch
Anche queste elezioni, che sono state segnate da irregolarità e frodi, polarizzeranno ulteriormente le relazioni tra il Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Unione Europea, da una parte e l’Unione Africana e il SADAC (con l’eccezione del Botswana), dall’altra. In prospettiva sarà improbabile un cambiamento di questo status-quo: da una parte i governi occidentali, che mantengono le sanzioni contro Mugabe, dall’altra il SADAC e l’Unione Africana che cercheranno di legittimare la presidenza di Mugabe, continuando a richiedere la fine delle sanzioni.
Una delle principali preoccupazioni è che Mugabe e il partito di maggioranza useranno la loro posizione dominante parlamentare per modificare la costituzione, chiudendo lo spazio democratico rendendo difficile, se non impossibile, la tutela dei diritti umani locali e del buon governo di funzionare. Infatti nella conferenza del dicembre dello scorso anno, lo ZANU-PF ha deliberato di “ incaricare il partito per garantire che il governo imponga la derubricazione delle organizzazioni della società civile che deviano dal loro mandato”. Ciò significa che i diritti umani, le riforme democratiche intraprese nel corso degli ultimi cinque anni, possono essere inverti comprese le riforme legislative per abrogare le leggi repressive quali l’accesso all’informazione e la tutela della Privacy, l’ordine pubblico e la sicurezza.
Ci sarà ora meno probabilità di giustizia per i responsabili di massicce violazioni dei diritti umani, in particolare gli abusi in materia di elezioni, visto e considerato che molti dei colpevoli sono allineati allo ZANU-PF. Ma la paura più grande e che la vittoria dello ZANU-PF porterà di nuovo lo Zimbabwe al partito unico, in base alla quale le istituzioni statali chiave , tra cui l’esercito e la polizia, le sezioni della magistratura, continueranno ad essere apertamente partigiane e allineate al partito al potere. Le forze di sicurezza hanno una lunga storia di partigianeria per conto di Mugabe e del suo partito. Dopo l’indipendenza del 1980, l’esercito, la polizia e l’organizzazione centrale di intelligence hanno operato all’interno di un sistema che ha permesso di utilizzare questi poteri per arrestare, torturare, uccidere gli oppositori impunemente.
Peter Hain, parlamentare britannico, ex ministro britannico Africa e attivista anti-apartheid
Robert Mugabe al potere dal 1980 ha da solo trasformato lo Zimbabwe in un caso disperato il paese che era stato gioiello dell’Africa. E con i vicini di casa come il Mozambico e Zambia poteva andare avanti in quello che potrebbe essere il secolo di Africa. Oggi non vedo alcun futuro felice per il paese sotto il dispotico Mugabe e la sua classe dirigente.
Mugabe e, soprattutto il centro di potere politico-militare e la cricca intorno a lui continuerà a saccheggiare il paese. Centinaia di milioni di dollari in ricavi da diamanti di sangue di Marange continueranno a riempire le loro tasche come è stato fatto in questi ultimi anni. Invece di utilizzare questo enorme ricchezza a favore della popolazione , le enormi risorse di Marange sono state spietatamente saccheggiate e rubate e utilizzate in violazione diretta del processo di Kimberley il trattato internazionale che dovrebbe garantire il commercio di diamanti legale e trasparente. Purtroppo, l‘opposizione MDC si è lasciata ingenuamente manipolare immaginando che l’elezione poteva essere libera e giusta. L’MDC risucchiata nel governo di coalizione scorso, per salvare l’economia dalla crisi, dopo la precedente elezione rubata, è stato di fatta fregata ancora una volta da Mugabe, come aveva fatto allo Zapu di Joshua Nkomo. Oggi non è chiaro il ruolo dell’MDC.
Molti paesi africani , come il Ghana, hanno successo perché hanno migliorato la governance e le loro competenze. I ricavi delle loro risorse sono investiti in infrastrutture, posti di lavoro, crescita e servizi pubblici. Qualcuno pensa seriamente che questo accadrà ora, con le politiche fallimentari, la corruzione e dispotismo in Zimbabwe?
Per ulteriori approfondimenti
http://www.theguardian.com/world/2013/aug/12/robert-mugabe-victory-zimbabwe-what-next