Una delle 276 studentesse rapite due anni fa dalla setta jihaidista di Boko Haram รจ stata liberata ed ha fatto ritorno al suo villaggio e alla sua famiglia.
Il rapporto Unicef Beyond Chibok, pubblicato il 12 aprile scorso, denuncia lโimpressionante escalation di attentati suicidi in cui sono impiegati bambini e adolescenti. Nel corso dellโultimo biennio (2014-2015) gli attentati in cui si sono usati i bambini come kamikaze sono passati dai 4 a 44, mentre lโarea in cui Boko Haram fa ricorso a questa terribile strategia offensiva si รจ estesa dalla Nigeria allโintera regione del lago Ciad, comprendendo il Camerun, il Niger e il Ciad stesso. Anche la frequenza degli attentati รจ aumentata, infatti si รจ passati dai 32 registrati nel 2014, ai 151 del 2015. Nel 2015, 89 attacchi sono avvenuti in Nigeria, 39 in Camerun, 16 in Ciad e 7 in Niger. La metร degli attacchi suicidi condotti da Boko Haram in Camerun (21 su 40) e 17 in Nigeria รจ stata materialmente eseguita da un bambino e nel 75% dei casi si รจ trattato di ragazzine appena adolescenti.
A dramma si aggiunge dramma, secondo il rapporto e le parole di Manuel Fontaine, direttore UNICEF per lโAfrica Centrale e Occidentale. Infatti, quando qualcuno dei bambini o delle ragazzine rapiti riesce a scappare o viene liberato e fa ritorno al proprio villaggio, la comunitร lo isola considerandolo una minaccia per la stessa sopravvivenza del gruppo. In realtร , questi bambini sono vittime, non persecutori; strumenti inconsapevoli della strategia terroristica di Boko Haram, a loro volta ingannati e costretti a subire una delle piรน atrici violenze messe in atto dal gruppo jihidista.
Le incursioni, gli attentati e le stragi hanno prodotto unโondata migratoria verso i villaggi che sorgevano, o che sono cresciuti recentemente, sulle rive del Lago Ciad. Qui, in questi luoghi che paiono necropoli, il 50% degli sfollati รจ costituito da bambini, 5.000 dei quali hanno perso i genitori, o sono stati separati dalle loro famiglie contro la loro volontร .
Secondo il rapporto Beyond Chibok, lโoffensiva di Boko Haram nella regione ha prodotto effetti dirompenti sulla sicurezza delle comunitร ma, in modo particolare, sulle condizioni di vita dei bambini e degli adolescenti, privandoli di cure mediche, cibo e istruzione, oltre che di un luogo sicuro in cui vivere. Circa un 1.300.000, infatti, sono i bambini sfollati; 1.800 le scuole chiuse; almeno 611 insegnanti sono stati uccisi, mentre altri 19mila sono stati costretti alla fuga. Il gruppo ha rapito piรน di 2.000 civili, molti dei quali donne e ragazze, tra cui numerosi gruppi di studenti; unโatmosfera di paura e di diffidenza circonda le ragazze sopravvissute alla prigionia e alla violenza sessuale. Come ha evidenziato lโindagine Bad Blood, condotta da UNICEF e dall’ONG International Alert, anche i bambini nati a seguito degli stupri perpetrati dei miliziani di Boko Haram subiscono stigma e discriminazione nei villaggi, nelle comunitร ospitanti e nei campi per sfollati. LโUnicef aiuta le comunitร e le famiglie in Nigeria, Ciad, Camerun e Niger a combattere lo stigma rivolto a chi รจ sopravvissuto alle violenze e provvede a fornire un ambiente sicuro a chi era stato rapito perchรฉ, afferma Fontaine: ยซLa diffidenza nei confronti dei bambini puรฒ avere conseguenze tragiche. Come puรฒ una comunitร ricostruirsi se rifiuta i propri fratelli, le proprie sorelle, figli e madri?ยป
Il ricorso ai rapimenti di bambini e di ragazze continua, senza che la comunitร internazionale lo porti alla luce o intervenga con la necessaria determinazione. Come nel caso denunciato da Human Rights Watch, in un rapporto uscito alla fine dello scorso mese di marzo. Secondo lโorganizzazione, infatti, nel marzo 2015 i miliziani di Boko Haram hanno rapito circa 300 bambini e 100 donne nella cittร di Damasak, nellโestremo nord della Nigeria. Dopo averla occupata per un anno (dal marzo 2014 al marzo 2015), facendone il proprio quartier generale, i miliziani sono stati scacciati dallโesercito nigeriano e ciadiano. Hanno lasciato la cittร facendo razzia di donne e bambini, dopo averne uccisi circa un centinaio prima della partenza.
Secondo la valutazione di Mausi Segun, ricercatore di Human Rights Watch per la Nigeria, rilasciata a Jeune Afrique, il silenzio delle autoritร ha diverse cause: โEโ successo pochi mesi dopo il rapimento delle studentesse di Chiboc, che ha mobilitato tutti gli attivisti del paese. Inoltre, in questa regione all’estremo nord della Nigeria, le persone, spesso sfollate ed estremamente povere, non hanno i mezzi per farsi ascoltare.โ Un’altra spiegazione attribuisce il sostanziale silenzio al momento politico attraversato dalla Nigeria: il paese, infatti, si trovava a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, ciรฒ avrebbe impedito alla stampa di coprire un tale evento, nonostante la sua evidente gravitร .
Con il suo rapporto, Unicef denuncia uno stato di cose allarmante. Uno stato aggravato dal fatto che la stessa organizzazione, che interviene fornendo acqua potabile, cure mediche, istruzione attraverso lโallestimento di spazi temporanei di apprendimento, supporto psicologico alle giovani vittime degli stupri e dei rapimenti ed alimenti specifici destinati a quelle della malnutrizione, ha ricevuto poco piรน del 10% dei finanziamenti necessari a dare una risposta a questa gravissima crisi umanitaria.
A.C. per Time For Africa
Fonti:
Rapporto Unicef: “Beyond Chibok”, 12 aprile 2016.
Unicef: “Boko Haram, escalation di attentati suicidi con i bambini in Nigeria, Camerun e Ciad (12 Aprile 2016)”.
Unicef & Internationale Alert.org: “Bad Blood research” (febbraio 2016).
Jeune Afrique.com:
- “In cifre: i bambini vittime di Boko Haram nella regione del Lago Ciad (12 aprile 2016 โ Natacha Gรถrwitz)”;
- “Nigeria: il silenzio intorno al rapimento di 400 donne e bambini da parte di Boko Haram (31 marzo 2016 โ Laure Broulard)”.
Avvenire.it:”Boko Haram: sempre piรน bambini kamikaze”. 12 aprile 2016