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Le vicende dello Zimbabwe in prima pagina

In Italia le questioni socio politiche africane sono sempre
marginali. L’Africa continua a far notizia di tanto in tanto solo se ci sono
guerre e carestie. Da mesi la situazione dello Zimbabwe è tornata
prepotentemente alla ribalta nel dibattito politico africano. La crisi del
paese, che va ricondotta alla giusta
politica di redistribuzione delle terre, è stata il frutto di una errata quanto
folle gestione politica della questione che, in gran parte dell’Africa,
rappresenta uno snodo determinante per la lotta alla povertà.

Oggi il Corriere delle Sera, con un articolo di Venturini in
prima pagina, finalmente apre alle questioni africane dando giusto rilievo alla
crisi dello Zimbabwe che si trova al centro di un’area geo plitica strategica dal
punto di vista degli interessi delle grandi potenze soprattutto, oggi, tra
America e Cina.

Nell’articolo, Venturini, giustamente sottolinea che gli
africani devono affermare se stessi
tagliando il cordone ombelicale, ormai impresentabile dall’eroe
dell’anticolonialismo ma, diciamo noi, questi processi dovevano essere
sostenuti, incoraggiati, accompagnati. In Zimbabwe questo non è avvenuto.
L’Europa, anche a seguito delle prese di posizione della Gran Bretagna, guidata
allora da Tony Blair, si è limitata ad imporre sanzioni che, oltre ad affamare
il popolo, hanno reso mlto più problematica l’organizzazione di un’opposizione
democratica che comunque e nonostante la non politica europea, riuscita nell’impresa di sconfiggere, in
quest’ultima tornata elettorale sia Mugabe che il suo partito ZANU-PF. Infatti
la maggioranza dei parlamentari oggi è costituita dale opposizioni e, quasi
certamente, senza i brogli elettorali Tsvangirai, dell’MCD avrebbe guadagnato
l’elezione di Presidente a primo turno.

Noi pensiamo che questi risultati siano il frutto
dell’affermazione della maturità dei popoli africani che spesso sono governati
da figure che incarnano un passato che non c’è più o da governanti, vedi Mbeki,
che pur di non rompere con i simboli delle lotte di liberazione passate,
preferiscono far affossare una nazione e vedere passivamente la deriva xenofoba
del suo Sud Africa..

L’Europa, anche per il suo trascorso, aveva e ha l’obbligo di sostenere
le giovani democrazie africane che si stanno affermando. Ma per far questo è
anche necessario avere in testa una politica per l’Africa a favore dell’Africa
e, i questa fase, ci pare che sia l’Europa sia il grande assente e non
certamentepopoli africani che, anche se
contraddizioni, anche se lentamente stanno costruendo una nuova Afrika che
facciamo fatica a riconoscere.

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