Come spesso accade la scoperta di ricchi giacimenti di materie prime, siano esse gas o petrolio, carbone o terre rare, porta con se il germe dell’instabilità. L’appetito vien mangiando, come dice un proverbio e in questo caso a tavola si siedono i politici al governo, le multinazionali presenti nel contesto, le fazioni rivali che non vogliono venire escluse.
E’ notizia do oggi che la grande multinazionale anglo-australiana Rio Tinto è intenzionata a cedere il controllo dei giacimenti di carbone di Benga, nel nord del Mozambico, acquisiti due anni fa per 4,2 miliardi di dollari da Riversdale Mining. Ufficialmente questa possibile decisione viene imputata al fatto che ad oggi sono stati estratti 460 mila tonnellate di carbone che non consentono di raggiungere l’obiettivo previsto per il 2013 di esportare 10 milioni di tonnellate. Questo ha provocato ripercussioni nella multinazionale che ha svalutato i suoi asset per 3 miliardi di dollari. Mentre è stata rivista al ribasso l’entità delle riserve di carbone recuperabili con la conseguente irritazione del Governo del Mozambico.
Che il mercato del carbone in generale e quello da coke in particolare sia poco allettante è un fatto: l’industria siderurgica è in crisi in molti paesi , mentre la Cina è quasi del tutto autosufficiente con il suo carbone. Per cui non è esclusa che questa operazione della Rio Tinto serve anche a rivedere gli accordi con il governo per lo sfruttamento dei giacimenti e aprire un periodo di instabilità in Mozambico dove altre multinazionali Anglo America e Vale controllano i ricchi giacimenti carboniferi.