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Le dinamiche della migrazione africana e della sua diaspoora

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A un anno dalla tragedia di Lampedusa dove sono morti oltre 360 migranti provenienti dall’Africa, ci sembrava  utile presentare questo contributo di  Tidane Kasse editore e giornalista di del sito di informazione Pambazuka  e da noi tradotto.

L’Africa e la sua diaspora nelle dinamiche migratorie

Articolo 13 la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo afferma che “ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di scelta della residenza nello Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornarci se vuole.”  Questo principio della libera circolazione, se è valido per le merci, non lo è per gli esseri umani nel mondo. Le difficoltà dei processi migratori sono evidenti, soprattutto negli ultimi anni con le traiettorie seguite dai migranti e trasformate in vie di morte. Negli ultimi  dieci anni  il Centro Internazionale per lo sviluppo delle politiche migratorie, ha contato  circa 10.000 decessi di immigrati clandestini che cercavano di attraversare il Mediterraneo. Da qui poi è nata Frontex, l’agenzia responsabile per la gestione delle frontiere esterne degli Stati membri. Gli accordi firmati da Frontex con paesi come il Senegal, il Mali, o gli accordi di cooperazione Libia, prima del collasso, puntavano  a ridurre la migrazione irregolare dai propri confini. Ma nonostante arresti di massa,  reclusione e altre forme di repressione, questi stati non riescono o non vogliono diventare gendarmi efficaci per fermare il flusso di migranti verso l’Europa.

Nel 2013, sono stati circa 107.000 gli  immigrati registrati in Europa. Sono venuti da Somalia, Eritrea, ma anche la Siria, Afghanistan, ecc.  Quaranta mila di loro sono passati attraverso la Libia, mentre 6800 hanno scelto  le strade del Marocco e dell’Algeria. L’esplosione della migrazione osservata in questi ultimi tre anni, nonostante le politiche repressive in vigore in Europa, è in gran parte riconducibile alle crescenti guerre civili e conflitti in Africa e in Medio Oriente.

In Africa poi c’è d’aggiungere che la crisi agricola del 1970 nella regione del Sahel, ha generato un progressivo movimento migratorio  che ha cominciato ad aumentare dal 1980 in poi. Prima la migrazione rispondeva più ad un bisogno di avventura o per ragioni politiche per fuggire dai regimi repressivi piuttosto che da necessità economiche. Negli  ultimi 30 anni  abbiamo assistito ad un’accelerazione dei flussi migratori  che hanno preso strade diverse, vista la necessità di  affrontare e by-passare le politiche restrittive attuate nei paesi di transito e di destinazione, dove i sentimenti xenofobi si riflettono anche nell’aumento dell’ esclusione politica. Il successo dei partiti di estrema destra alle elezioni europee lo scorso maggio, riflettono questo atteggiamento di odio per l ‘”altro”, percepito come un intruso, un ladro di occupazione e fonte di insicurezza.

Da questo punto di vista le immagini degli sbarchi africani sulle coste dell’estremo sud italiano  sono ingannevoli. Meno di un terzo della migrazione in Africa occidentale, per esempio, si sta muovendo verso l’Europa. I movimenti più consistenti si registrano all’interno della sub-regione e dell’Africa centrale. Vale lo stesso anche per le  altre aree economiche in Africa sub-sahariana, come  CEMAC e SADC.  Christophe Daum e Isaia Dougnon affermano  che  “ in Europa si dimentica spesso che  la maggior parte dei migranti rimangono all’interno dello stesso continente. Settanta milioni di africani sono emigrati, lasciando il loro paese per stabilirsi in modo permanente in un altro. Secondo gli indicatori dell’ OCSE, gli africani che si sono stabiliti in uno Stato membro  sono solo poco più di un milione e mezzo cioè il  2,6 per cento del totale immigrati africani e 2,63 per cento del totale degli immigrati registrati in paesi OCSE.

Eppure gli immigrati africani, che sul continente  non sono sempre accettati, sono più protetti che in altre parti del mondo. I principali paesi di destinazione, come la Guinea Equatoriale, Gabon, Angola e Sud Africa, dove il successo economico attrae,  violenza xenofoba ed esclusione sono pratiche comuni. Il pretesto è spesso legato a problemi di sicurezza. I migranti in questi tempi di crisi, sono anche visti come ladri di lavoro. Stigmatizzati, e con  mezzi di sussistenza fragili sono esposti a tutti i tipi di abuso e con il pretesto  della sovranità nazionale sono esposti per tutti i tipi di violazioni e non solo dai trafficanti di esseri umani.

La violazione delle leggi nazionali e internazionali e di specifiche disposizioni di legge in materia di protezione dei migranti per garantire i loro diritti alla vita, alla dignità, non discriminazione e parità di accesso alla protezione dalla legge è sistematica : controlli discriminatori e umilianti alle frontiere, arresti arbitrari ed espulsioni  violente e degradanti, ecc. Il movimento di persone in tutto il mondo, nonostante sia un processo e dinamica inarrestabile, è oggetto di regolari violazioni che potrebbero essere impedite  se gli Stati applicassero le leggi e le convenzioni internazionali. Sistematiche violazioni che non fanno e non rendono giustizia ai migranti che per lavoro, ricongiungimento familiare, o per ragioni di sicurezza o in altro modo, hanno partecipato  alla costruzione di stati e nazioni attraverso i millenni.

Oggi, la migrazione è un insieme di dati economici chiave. Secondo la Banca mondiale, le rimesse dei migranti verso i loro paesi d’origine hanno rappresentato per  399 miliardi $ nel 2012. Per alcuni paesi le rimesse sono più di aiuto allo sviluppo e gli investimenti esteri diretti. Nonostante la crisi finanziaria del 2008-2009, la Banca Mondiale stima che le rimesse non sono diminuite. La mobilità delle persone nel mondo non è diminuita troppo. Oggi, ci sono 215 milioni di migranti internazionali.  Nei paesi africani, in cui le fallimentari politiche economiche neoliberiste hanno portato a ridurre o persino eliminare l’investimento sociale relativo a istruzione, sanità, ecc, le rimesse rimangono le principali fonti di reddito per molte famiglie e contribuiscono alla costruzione delle più importanti infrastrutture di base come scuole, centri sanitari, case di comunità ecc.  Secondo la Banca Mondiale, il denaro inviato dai maliani in Francia ha garantito la costruzione di 60 per cento delle infrastrutture comunità. In un periodo di dieci anni, quaranta associazioni di emigrati del Mali in Francia,  hanno partecipato al finanziamento di 150 progetti, il cui valore è stato stimato in 3 milioni di euro.  Il contributo degli immigrati alla vitalità economica del paese ospitante è spesso di pari valore. Diversi studi dimostrano che “lontano dai luoghi comuni, l’immigrazione è una risorsa economica.”

La questione dell’emigrazione porta con sé problemi  complessi : politici, economici, giuridici sociali e culturali. La questione dell’immigrazione , in Africa, deve  essere affrontata con una prospettiva africana che non può non tenere conto del saccheggio della Madre Terra avvenuto: prima attraverso il commercio transatlantico degli schiavi, che ha svuotato le risorse umane del continente, poi con con la presenza coloniale che ha accentuato lo sfruttamento agricolo e l’estrazione dei minerali. Il commercio degli schiavi, non dimentichiamo, è stato per più di tre secoli una migrazione forzata di milioni di africani diventati schiavi nelle Americhe. Oggi, al di là di tutte le considerazioni, la questione migrazione nel e dal continente africano, pone il problema del “panafricanismo”. Le politiche di repressione dei migranti, l’esclusione dell’individuo di un altro paese, diverso da quello di provenienza, è un tradimento dell’ideale del panafricanismo.

 Tidiane Kasse

% Commenti (1)

Cit. “ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di scelta della residenza nello Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornarci se vuole.” Sarebbe forse ora di cambiarla questa dichiarazione dei diritti (gli uomini non sono infallibili). Ogni individuo (delinquenti compresi) ha questo diritto? Per me non ha senso. Ben vengano lavoratori e studenti. Se ne stiano a casa gli altri. Di sicuro l’Africa ha dei problemi che andrebbero affrontati alle origini (attraverso un impegno comune tra tutti i popoli). L’emigrazione non mi sembra la soluzione giusta (può esserlo per gli emigranti ma non per il sistema nel suo insieme. Nessuno vorrebbe trovarsi in quelle condizioni, questo è chiaro; ma forse vale anche per gli animali destinati al macello o no?). Lo stesso Occidente ha i suoi problemi. È rimasto prigioniero di uno stile di vita sbagliato e insostenibile (da un punto di vista economico ed ecologico). Le alternative al capitalismo non si sono finora dimostrate valide . Servirebbe una vera e propria rivoluzione culturale (la cultura della vita e della cooperazione). Pura utopia, al momento.

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