Alla prossima mostre del cinema di Venezia in programma dal 28 agosto al 7 settembre ci sarà anche il documentario Profezia: l’Africa di Pasolini, a cura di Gianni Borgna con la supervisione artistica di Enrico Menduni. Si tratta di un lavoro che parte dall’ossessione di Pasolini per l’Africa, che troviamo nella pubblicazione curata da Giovanna Trento. Pasolini mette in relazione la sua rappresentazione dell’Africa in rapporto con il Panmeridionalismo rappresentato dal mondo contadino e dialettale italiano.
In attesa di vederlo alla mostra del cinema, presentiamo la sinossi del lavoro di Borgna:
Dopo Accattone (1961) Pasolini cerca in Africa la genuinità contadina e quella forza rivoluzionaria che invano aveva cercato nel suo Friuli e poi nel sottoproletariato romano.
Così la sua poesia e i film: La Rabbia (1963), Edipo Re (1967), Appunti per un’Orestiade africana (1968-1973).
Profezia – L’Africa di Pasolini esplora questa speranza che finirà in una nuova cocente delusione: l’Africa è un serbatoio di contraddizioni insanabili che esploderanno negli scontri, nelle dittature, nei massacri di ieri e di oggi. È un’Africa sfrangiata e dagli incerti confini, che parte dalle periferie del primo mondo. Paradossalmente le borgate di Roma in cui vivevano i sottoproletari di Accattone, come il Pigneto, adesso ospitano migliaia di extracomunitari.
L’afflato profetico di Pasolini continua a turbarci, quando descrive – trent’anni prima – l’esodo degli africani sui barconi e la loro “conquista” dell’Italia. Ma il poeta è destinato a una morte prematura, come Accattone a cui è dedicato l’inizio e la tragica fine del film.