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La schiavitù infantile delle multinazionali del cacao

cacao lavoro minorile

La non profit statunitense International Rights Advocates (IRA) ha avviato una class action nei confronti delle più grandi aziende  di cioccolato ne mondo. Sono accusate di favorire la schiavitù di migliaia di bambini nelle fattorie del cacao e nelle loro catene di approvvigionamento.

Nestlè, Cargill, Barry Callebeaut, Mars, Olam, Hershey e Mondelez a loro vengono imputate le responsabilità di favorire la schiavitù di bambini e giovani costretti a lavorare  senza paga  nelle piantagioni di cacao nei paesi produttori dell’Africa occidentale, in primis in Costa d’Avorio.

I querelanti, tutti originari del Mali, ora già giovani adulti, chiedono un risarcimento per il lavoro forzato e un ulteriore risarcimento per arricchimento ingiusto, supervisione negligente e inflizione intenzionale di disagio emotivo.

È la prima volta che una class-action di questo tipo viene intentata contro l’industria del cacao in un tribunale statunitense. Citando la ricerca del dipartimento di stato degli Stati Uniti, l’Organizzazione internazionale del lavoro e l’Unicef, tra gli altri, i documenti del tribunale affermano che l’esperienza della schiavitù infantile dei querelanti è rispecchiata da quella di migliaia di altri minori.

La Costa d’Avorio produce circa il 45% della fornitura globale di cacao, un ingrediente fondamentale del cioccolato. La produzione di cacao in Africa occidentale è stata a lungo collegata ad abusi dei diritti umani, povertà strutturale, bassa retribuzione e lavoro minorile .

 

Libera traduzione di Time For Africa dall’articolo di Oliver Balch (The Guardian)
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