Rivolta Afrobeat: in Nigeria. Un movimento di musicisti vuole rilanciare le big band con “spirito politico” contro l’Afropop da esportazione dal contenuto “zuccherino”
Le stelle dell’Afrobeat di Lagos come Fela Kuti e Fatai dei Rolling Dollar che con i loro ritmi, le loro incendiarie parole contro il potere, e la loro potente musica dal vivo che incitava le folle contro il palazzo, sono state soppiantate da una dolce marea di inni auto prodotti che rischiano di annegare il ricco patrimonio musicale della Nigeria.Oggi l’Afropop è stato ridotto a musica banale ed estremamente commerciale, pompata dal Sud Africa, il più grande esportatore musicale del continente.
Per fortuna, un crescente gruppo di musicisti delle nuove generazioni, tra cui Senu Kuti, vuole ritornare alla musica socialmente impegnata, consapevole. Questi musicisti cantano in pidgin prendendo spunto dalle religioni tradizionali, e si incontrano con la musica e gli strumenti ogni mese nel parco di una ex prigione coloniale dove gli inglesi torturavano e impiccavano quelli che lottavano per la libertà .
“Afrobeat non è solo musica, ma anche movimento che affronta i temi della della politica, dell’ economia, del sociale. Questa forma musicale è cresciuta con Fela Kuti e con la sua famosa discoteca “Il Santuario” rasa al suolo dalle autorità nigeriane, ma non la popolarità di Fela cresciuta sul ritmo che induceva alla trance con ripercussioni forti sulle realtà locali contro il potere. E anche se Seun Kuti continua a suonare nel Santuario ristrutturato, l’Afrobeat oggi coinvolge maggiormente le folle in America e in Europa piuttosto che in Nigeria
Il mensile Afropolitan Vibes si propone di far rivivere lo spirito di ribellione. Fino a poco tempo, andare a registrare a Londra, Parigi o Berlino, per i musicisti nigeriani era importante, ma oggi grazie all’idea di Afropolitan Vibes, i musicisti vogliono riprendere il contatto con la complessità africana collegando la loro musica alla realtà sul terreno. Recentemente in un concerto al “Santuario” , si sono ritrovate centinaia di persone scatenate nell’ ascoltare la musica di Abe Bantu. Tara Hecksher nigeriana: ” quasi un diritto alla nascita e responsabilità di conoscere e studiare il genio musicale di Fela , e questo è uno dei pochi posti che cercano di mantenere viva la tradizione del Santuario” queste parole mentre la folla è avvolta da un pungente fumo e dall’abbondante scorrere del vino di palma. “Ho portando il mio piccolo qui da prima che lei nascesse,” ha dichiarato Abiola, 34 anni con un bambino sul fianco. “Voglio bere tutto quello che le bande suonano in questo luogo, con il loro stile, le loro percussioni “.
Le big band un tempo erano il tessuto vivo delle feste tradizionali e della manifestazioni in tutta l’Africa occidentale. Entrate in crisi durante la fine degli anni 70, i loro suoni si sono annegati nel mercato locale dalla musica importata. In Nigeria poi l’Afrobeat è stato osteggiato sia dal cristianesimo che dall’islam a favore della tradizione religiosa. Emmanuel Owusu-Bonsu musicista membro del duo ghanese Wanlov e Mensa, sempre in un’intervista ad Afropolitan evidenzia come “alla gente piace parlare molto di andare alle radici, ma poi non vogliono parlare di religione” . In un recente spettacolo la coppia ha cantato interamente in pidgin, quando ha raffigurato Buddha che ride con i giochi di guerra, mentre Gesù godeva con uno spinello in mezzo a due suore civettuole.
Il nostro messaggio è quello di parlare prima alla nostra gente. Abbiamo le divinità Yoruba (Ifa e Orisha), che ci ispirano e questo è quello che ci rende diversi. Così si esprime Lekan Babalola, premio Grammy con la Eko Brass Band composta da 12 grintosi musicisti tutti provenienti dalla città di Campos, che hanno assorbito con il loro stile il suono degli ottoni delle fanfare dei missionari quando hanno raggiunto le coste di Lagos nel 18°