Per gentile concessione di MISNA
Un appello all’unità “al di là delle appartenenze etniche, politiche e religiose” ha caratterizzato oggi il primo discorso da presidente di Uhuru Kenyatta, pronunciato durante la cerimonia di giuramento in uno stadio di Nairobi di fronte a decine di migliaia di persone.
Uhuru Kenyatta e il suo nuovo vice, William Ruto, sono accusati dalla Corte penale internazionale (Cpi) di aver istigato i loro sostenitori alla violenza dopo le elezioni contestate del 2007. Oggi ad ascoltare i loro discorsi c’erano 14 presidenti africani. I principali paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti, che prima del voto del mese scorso avevano messo in guardia dalle “conseguenze” dell’elezione di un presidente incriminato dalla giustizia internazionale, erano invece rappresentati solo da ambasciatori.
“La politica – ha detto il neo-capo di Stato – non dovrebbe dividerci; lavoriamo insieme per il bene dei keniani”. Un tema, questo dell’unità e del bene comune, che si è intrecciato a impegni e promesse in ambiti differenti. Kenyatta ha detto di voler rilanciare l’integrazione regionale attraverso la Comunità dell’Africa orientale e l’Unione Africana. Alcuni passaggi del discorso sono stati dedicati all’impegno per la stabilità della Somalia, nella consapevolezza che “il futuro e la pace del Kenya” dipendono anche da questo paese vicino e strategico. Sul piano economico e sociale, il neo-presidente ha sottolineato di ritenere prioritaria la creazione di nuovi posti di lavoro. Su quello dei diritti, ha promesso di assicurare “entro cento giorni” l’assistenza ospedaliera gratuita per le partorienti e di donare computer portatili a tutti gli alunni meritevoli.
Nessun riferimento, nel discorso, all’incriminazione della Cpi. Una questione sollevata invece oggi sia da Ruto che da altre personalità presenti alla cerimonia. “Voglio congratularmi con i keniani – ha detto il presidente ugandese Yoweri Museveni – per aver respinto il ricatto della Corte penale internazionale e di coloro che cercano di abusare di quest’istituzione per perseguire la propria agenda”.
Il 4 marzo scorso Kenyatta ha ottenuto il 50,07% dei consensi, superando di poche migliaia di voti la soglia per l’elezione al primo turno. Il neo-presidente è un esponente della comunità kikuyu, la principale del paese. Alla sua vittoria elettorale ha contribuito l’alleanza con Ruto, un kalenjin, un gruppo che per lo più nel 2007 sostenne il principale candidato alla presidenza sconfitto il mese scorso.