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Il colonialismo italiano in Libia

Nell’ambito di "L’Afrika che non sai",  giovedì, ore18 al bar Caucigh in via
Gemona 36, Enrico Folisi docente di storia contemporanea al DAMS di
Gorizia,  parlerà di “colonialismo
italiano in Libia".

Time
for Africa vuole approfondire un capitolo della storia italiana, che è importante
ricordare e conoscere per meglio interpretare le attuali relazioni tra il
nostro paese e la Libia. Il 3 marzo scorso il Presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi e il leader libico, Muammar Gheddafi
hanno ratificato il Trattato di amicizia, partenariato e
cooperazione
, che mette fine al
contenzioso sul passato coloniale italiano in Tripolitania e Cirenaica
. Con questo
accordo l’Italia si impegna a realizzare infrastrutture per 5 miliardi di dollari
in cambio dell’abrogazione delle norme che impongono vi
ncoli alle imprese italiane operanti nel
paese.

Il Trattato rinforza
le relazioni bilaterali in campo politico ed economico e prevede anche collaborazioni
nella Difesa e per il contrasto dell’immigrazione
. L
a Libia non ha
alcuna legge che regoli l’asilo politico e non ha mai aderito alla Convenzione
di Ginevra sullo status dei rifugiati; è
un paese in cui si compiono continue
violazioni dei diritti umani, dove i migranti africani, in fuga da miseria e
regimi dittatoriali, diventano vittime di
arresti indiscriminati, violenze, deportazioni di massa, torture,
connivenze tra polizia e trafficanti.

Il Trattato Italia – Libia risulta
scarsamente attento ai diritti umani
e, come sottolineato da Amnesty International, «la sua applicazione potrebbe contribuire a
mettere a repentaglio la vita e i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo
che si trovano in Libia o che lì potrebbero essere ricacciati proprio grazie
alla cooperazione tra i due paesi e all’ingente contributo economico
dell’Italia alle autorità di Tripoli».

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