I Pescatori, di Chigozie Obioma
Bompiani editore, 2016 19,00 €
La storia
Nella Nigeria degli anni Novanta quattro fratelli – il più grande ha 15 anni, il più piccolo 9 – approfittano della lontananza del padre per disobbedirgli e andare a pescare al fiume, luogo pericoloso e proibito. Là si sfidano, litigano, misurano i propri limiti; là incontrano Abulu, il matto del villaggio: la sua profezia di violenza sconvolgerà l’esistenza della famiglia, presa in un oscuro percorso di tragedia e redenzione. I pescatori è lo straordinario esordio di Chigozie Obioma, un romanzo di formazione, un indimenticabile ritratto di famiglia, dei legami che la tengono unita, una storia sulla perdita e la riconquista della fiducia.
La recensione di Qlibri
È un romanzo toccante e coinvolgente l’opera d’esordio di Chigozie Obioma, nato in Nigeria, ma insegnante di Letteratura negli Stati Uniti, presso l’Università del Nebraska.
È la storia di una crescita segnata dal dolore e dalla speranza, dalla perdita degli affetti più cari, in un paese, la Nigeria, che tenta faticosamente di avviarsi verso l’emancipazione, un paese dilaniato da decenni di lotte intestine e alla perenne ricerca di un’identità unitaria che superi gli inconvenienti del bilinguismo, elemento che accentua la discriminazione sociale con la distinzione tra lingua ufficiale e lingua nativa, un paese in cui la persistenza d’un paganesimo recidivo e impermeabile al vero messaggio cristiano costringe l’uomo a una condizione di soggezione nei confronti degli eventi naturali.
È nella città di Akure che ha luogo il dramma che colpisce la famiglia Agwu, composta da Padre Madre e sei figli. Sono i quattro maschi più grandi al centro degli eventi che vengono narrati con un’efficacia espressiva che raccoglie l’eredità della tradizione epica. Obioma sembra voler insistere sulla felice unità familiare che comincia a disgregarsi nel momento in cui il padre si allontana per lavorare in un’altra città . Il nucleo, più fragile, diviene facile preda delle più assurde credenze popolari e si convince d’essere oggetto di una maledizione lanciata dal pazzo Abulu. Il maleficio riguarderebbe in particolare Ikenna, il primogenito al quale si preannuncia una morte per mano del fratello Boja. Qui siamo davvero di fronte alla tradizione mitologica, così come l’abbiamo appresa attraverso i classici greci. La superstizione domina l’animo umano e conduce ad estreme conseguenze. La disgregazione della famiglia seguirà un percorso doloroso e inevitabile, dal momento che la volontà del singolo non riesce a prevalere sul mistero minaccioso che l’attende.
Il carattere quasi “naïf” della narrazione é determinato anche dal parallelismo personaggio/animale, personaggio/insetto, come se solo dall’analisi del mondo animale e naturale che ci circonda, potessimo meglio cogliere il carattere delle persone. In questa prospettiva Ikenna è dapprima assimilato a un pitone, noto per la sua forza, poi a un passero, noto per la sua fragilità . L’aquila rappresenta il padre, la sanguisuga è il male che toglie la vita.
La sventura che colpisce la famiglia distrugge i sogni del Padre, che avrebbe voluto vedere i figli affermarsi con successo nella vita. È il sogno di una realizzazione nel mondo occidentale, lontano dalla miseria, dalla sporcizia, dalle guerre locali, gli antagonismi religiosi, sempre più frequenti. È il sogno di un’emigrazione in Canada, che va in frantumi e trascina nel fango i giovani Agwu. Nelle parole del Padre ai figli il messaggio più bello, più dolorosamente disilluso: “Quello che voglio è che siate pescatori di sogni buoni, che non si arrenderanno finché non avranno catturato la preda più grossa. Voglio che siate dei Titani, dei pescatori minacciosi e irrefrenabili. Ragazzi che affonderanno le mani nei fiumi, nei mari, negli oceani di questa vita e avranno successo. Dottori, piloti, professori, avvocati. Questi sono i pescatori che voglio avere come figli.”
Un romanzo sulle grandi passioni che alimentano il cuore dell’uomo: sull’amore, sull’odio, sul desiderio di vendetta, sulla lealtà e soprattutto sui sentimenti che uniscono o dividono gli animi in seno ad una stessa famiglia.