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I minatori africani un anno dopo la strage di Marikana

minatori marikana

 

images (6)Migliaia di minatori che lavorano nelle miniere di platino sudafricane, si sono riuniti sulla collina nei pressi della miniera di platino della Lonmin a Marikana nella provincia occidentale del nord del Paese, dove 34 dei loro compagni sono stati  uccisi dai proiettili della  polizia il 16 agosto del 2012.

L’anniversario doveva essere, secondo la retorica delle istituzioni e dei media del Paese, accompagnato dalla riconciliazione per curare le ferite  del più sanguinoso atto di repressione dopo la fine dell’apartheid. La cerimonia, al contrario ha evidenziato invece la polarizzazione politica e sociale che il massacro ha portato all’attenzione del paese e del mondo intero.

Il governo, l’ANC (African National Congress) e la confederazione sindacale del COSATU non erano presenti alla cerimonia  boicottata  in modo provocatorio dall’ANC della provincia del Nord Ovest che ha condannato gli organizzatori di essere un “gruppo illegittimo” che l’ANC non riconosce. Nello stesso giorno, dalla sede dell’ANC di Johannesburg hanno cercato di prendere le distanze da questa dichiarazione arrogante. La verità è che il governo, il partito al potere e i sindacati temevano forti contestazioni da parte dei minatori di Marikana. Benzina sul fuoco anche da parte dell’opportunista Julius Malema, l’ex leader giovanile dell’ANC, che ha denunciato la Lonmin Mining Corporation e il Presidente del Sudafrica Jacob Zuma per avere “sangue sulle loro mani” proseguendo che non si può parlare di Pace.

L’intervento di Joseph Mathunjwa, presidente dell’Associazioni dei minatori e del sindacato autonomo AMCU, ha promesso di indire un nuovo sciopero per rinnovare le richieste dello scorso anno per dare un salario di 12.500 Rand, pari a 1260 dollari al mese. La maggioranza dei minatori oggi sono pagati circa un terzo di quell’importo.  Oggi, ha proseguito Mathunjwa, non siamo liberi, questo è l’inizio della rivoluzione. L’AMCU, il sindacato che è inviso al più potente NUM (Unione Nazionale dei Minatori) in questi anni ha saputo raccogliere la rabbia esplosiva dei minatori contro il governo e il sindacato NUM, raddoppiando il numero dei suoi aderenti diventando il primo sindacato all’interno della Lonmin  che, due giorni prima  dell’anniversario, ha dovuto prendere atto della rappresentatività dell’AMCU accettando la richiesta di essere riconosciuto come il sindacato di maggioranza della miniera, soppiantando il NUM.

Underground images at the Lonmin Rowland ShaftNel corso della cerimonia, a cui era presente il nuovo CEO della Lonmin, Ben Magara, i minatori hanno insistito sul fatto che le loro condizioni di lavoro, nel corso degli ultimi anni, sono peggiorate, non solo in miniera ma anche nella baraccopoli dove vivono senza un’adeguata copertura della rete elettrica, acqua e fognature. Bongani, un minatore addetto al trapano per la roccia nella miniera della Lonmin, ha detto alla BBC “ Qui non è cambiato niente, le cose sono peggiorate. Temiamo di perdere anche il lavoro e le cose sono molto più difficili di quanto non fossero prima dello sciopero”.

Allo stato attuale nessuno è stato ritenuto responsabile del massacro di Marikana. La commissione  istituita da Zuma non è riuscita finora ad intervistare nemmeno i poliziotti coinvolti direttamente nelle sparatorie o di rivedere le prove forensi che gli avvocati dei minatori.  I lavori poi sono stati ostacolati dalla mancanza di fondi e dalla difficoltà dei minatori stessi  e delle loro famiglie di continuare a frequentare le sessioni a causa del mancato sostegno finanziario.

Comunque vada il massacro di Marikana a messo a nudo l’abisso sociale  che separa la classe operaia dalla dirigenza del paese. Una struttura che ora include uno strato di funzionari neri, dirigenti aziendali e milionari. Con la loro soppressione omicida delle lotte dei minatori, l’ANC e i sindacati ufficiali hanno messo in chiaro che la lotta per la giustizia e l’uguaglianza può essere perseguita solo dalla classe operaia indipendentemente da e contro queste organizzazioni, che sono impegnate a difendere il profitto e gli interessi del capitale transnazionale e del Sud Africa.

Di Bill Van Auken
(Traduzione di TimeForAfrica)

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