La rassegna di cinema e cultura africana “Gli occhi dell’Africa” è giunta alla sesta edizione. Nonostante i tagli e i mancati finanziamenti abbiamo comunque deciso di continuare questo appuntamento ormai consolidato su scala regionale, anche se su scala ridotta. Solo due serate al Visionario di Udine contro le quattro abituali.
In attesa della prima serata ne approfittiamo per parlare di cinematografia e autori africani. Oggi cominciamo con l’intervista a Tunde Kilani, filmaker nigeriano.
Tunde Kelani è un regista nigeriano giunto al suo sedicesimo film Dazzling Mirage realizzato dalla sua casa di produzione Mainframe Film, fondata nel 1991. Siamo in Nigeria ma il cinema di Kelani non è Nollywood ovvero il terzo più grande “cinema “ del mondo dopo Hollywood e Bollywood, perché questa mecca africana del cinema non porta con sé l’istruzione, la cultura e la pratica densa che Kelani porta dentro ad ogni sua produzione. Non a caso Tunde Kelani si ritiene un regista e un produttore indipendente nella scena di Nollywood.
Kelani inizia la sua carriera da adolescente con la fotografia, facendosi le ossa poi come cameraman in televisione . Successivamente studia cinema alla London Film School Internazionale nel 1970. Frequentatore appassionato in gioventù dei classici di cinema ( Lawrence d’Arabia , I dieci comandamenti , Ben Hur , e western), ama la letteratura orale nella sua lingua Yoruba, teatro, letteratura, – Frances Oladele, Wole Soyinke, Kola Ogunmola, Duro Ladipo, Oyin Adejobi e Balogun Ola- tutto questo forma la sua pratica cinematografica.
Nel 1970, Kelani lavora come corrispondente per BBC TV e poi nella tv nigeriana. “E ‘stato come essere su un grande set cinematografico”, monumentale e drammatici sono stati i cambiamenti storici e gli eventi del tempo. Per la Reuters ha viaggiato in Etiopia per coprire la siccità e varie volte nello Zimbabwe tre volte per coprire il processo dell’indipendenza. Nei primi anni 1990 le innovazioni tecnologiche fanno adottare a molti registi la tecnologia video, complice anche la crisi economica dell’epoca, su questa scia Kelani fonda nel 1991 la Mainframe Film, un’azienda di produzione per produrre film direttamente e non solo prestare supporto tecnico. Nato nel mondo del teatro e della letteratura, costruisce i primi adattamenti per il cinema dai libri che diventano il cuore della sua pratica cinematografica di Kelani. Attraverso loro celebra gli scrittori e le loro opere per farle conoscere al pubblico che, Kalami vede, legge sempre meno.
Dazzling Mirage la sua ultima opera cinematografica è una storia d’amore tratta da un romanzo. Kalami ci spiega che “La Nigeria è l’epicentro dell’anemia falciforme nel mondo, ogni anno 150.000 bambini nascono con questa malattia e la metà di loro morirà prima dei 5 anni. Forse, quello che possiamo fare è attirare più attenzione. Il film racconta la storia di una coppia – dipendenti dell’ospedale che scelgono di non avere figli perché hanno l’anemia falciforme – che decide di adottare un bambino la cui madre è morta durante il parto. All’età di 2 però si manifesta la malattia per la quale avevano rinunciato a diventare genitori. Il film racconta la lotta della ragazza per avere una vita normale con la carriera, l’amore, e la famiglia. Il governo nigeriano, prosegue il regista, non tratta la falciforme come una priorità, perché non è una malattia trasmissibile. Allora ho capito che siamo tutti ignoranti e che avevamo bisogno di più informazione e sensibilizzazione sulla malattia, da qui la nascita del film. Travagliata la produzione che si interrompe, per la fine dei fondi, quando era arrivata al 75%. Allora abbiamo dovuto sperimentare nuove tecnologie e nuovi social e con il crowd sourcing IndieGoGo siamo riusciti a portare a termine la produzione.
Sempre Kalani ritiene “Non abbiamo più scuse in Africa. Con le nuove tecnologie digitali abbiamo gli strumenti per raccontare le nostre storie. Una volta con le pellicole non c’era modo di controllare direttamente il nostro lavoro, dipendevamo sempre da altri. Oggi non è più così con un modesto investimento possiamo possedere veramente i mezzi di produzione per farci ascoltare direttamente, possiamo avere voce. C’è stato un tempo in cui solo poche persone sapevano leggere e scrivere nel mondo, ma oggi tutti possono acquistare una penna a sfera. Così Nollywood, è come scoprire che hai una voce, oggi tutti hanno una voce, quindi ci sono un sacco di urla. Ma è meglio che stare in silenzio. Si tratta di una potente forza che non può essere negoziata. Così improvvisamente abbiamo risorse, abbiamo una voce e dovremmo usarla e dal locale possiamo passare al globale. Questa per noi africani è un’epoca della conoscenza che dobbiamo saper valorizzare e utilizzare.
