vincolante,il governo ad una verifica e revisione della politica commerciale europea particolarmente rispetto ai Paesi in via di sviluppo, ed in particolare a valutare i termini temporali di conclusione dell’accordo al fine di permettere una più accurata e partecipata considerazione delle ricadute degli EPA sulle prospettive di sviluppo e perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio per i paese ACP.” Ed è questa una delle richieste che da mesi avanzano i promotori della campagna italiana sugli Epas l’”Africa non è in vendita!”.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di togliere “l’esclusiva” della direzione dei negoziati ai burocrati della Commissione commercio della Ue e riportare il confronto in sedi più democratiche come i Parlamenti nazionali, che fino ad ora hanno avuto un ruolo nullo od assolutamente marginale. La complessità della situazione e le continue richieste da parte de Paesi ACP di uno slittamento della scadenza dei negoziati, fissata per il 31 dicembre prossimo, devono essere presi con dovuta considerazione ed i governi dei Paesi membri, su indirizzo dei Parlamenti, possono giocare un ruolo chiave in questi mesi che ci separano dalla fine dell’anno.
Bisogna inoltre ricordare, che già l’Italia, per voce del suo vice ministro alla cooperazione, Patrizia Sentinelli, aveva assunto una posizione formale in merito ai negoziati Epas durante il Consiglio Affari Generali della Ue del maggio scorso, ponendo una riserva in relazione alla scadenza temporale del negoziato ed alla necessità di condurre una valutazione più approfondita degli impatti di questi accordi sulle economie dei Paesi ACP.
Insomma, non è ancora detta l’ultima parola, e questi due risultati politici sono il segno di una campagna, quella sugli Epas, che sta assumendo un rilievo politico tale da coinvolgere, al momento in maniera positiva, sia il governo che il Parlamento.