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Gli EPA: lo sviluppo europeo ritorna in Africa!!!

In passato sono state sfruttate come colonie: materie prime ed esseri umani sono stati depredati e strappati alle loro terre. Oggi sono oggetto di pressioni e di ricatti per firmare nuovi accordi commerciali con l’Europa per favorire gli interessi delle imprese europee e continuare l’opera di sfruttamento. Stiamo parlando di 76 Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico (ACP), denominati con la sigla ACP, che da alcuni anni sono coinvolti nei negoziati con l’Unione Europea per siglare degli accordi di libero scambio che vengono chiamati Accordi di Partnership Economica (EPA).

Stiamo parlando di un gruppo di Paesi fra i più poveri del pianeta, il cui prodotto interno lordo totale è 1.400 volte inferiore a quello dell’Unione Europea. Questi EPA non vengono dal nulla, poiché fin dalla sua nascita, la Comunità europea ha firmato accordi con le sue ex colonie; ma mentre le precedenti Convenzioni si basavano su un concetto di (parziale) solidarietà e “sostegno allo sviluppo”, gli EPA prevedono che le concessioni siano reciproche e che l’apertura dei mercati sia “sostanzialmente totale”: una condizione che mette sullo stesso piano economie totalmente diverse. L’Europa chiede di liberalizzare non solo il mercato delle merci, ma anche quello dei servizi, degli investimenti e degli appalti pubblici e vuole nuove regole per imporre i diritti di proprietà intellettuale. Tutte cose che non porteranno alcun aiuto ai Paesi africani.

I paesi ACP si oppongono a queste richieste contestando che stabilire regole eguali fra due blocchi così diseguali, come lo sono l’UE e i paesi ACP, sia assolutamente negativo per la loro crescita.

Diversi studi concordano nel metterli in guardia dal rischio degli EPA, giungendo alla medesima conclusione: le esportazioni delle imprese europee risulteranno le maggiori beneficiarie degli EPA. Si prevede invece una diminuzione del già scarso commercio intra-africano, la prematura chiusura di diversi settori industriali, la crisi di quello agricolo. Per i contadini senza più lavoro non ci sarà altra alternativa se non cercare fortuna altrove, ingrossando il flusso di profughi in cerca di approdo sulle coste europee, pronti ad iniziare la difficile sfida della sopravvivenza nelle nostre città e campagne. L’Africa dai suoi ex colonizzatori non ha bisogno di nuove regole capestro, ha diritto a perseguire autonomamente la propria strada verso il tipo di sviluppo che desidera. Ha bisogno dunque di fiducia, autonomia e rispetto.

Di certo non ha bisogno degli EPA!!!!

 

L’Unione europea vuole chiudere i negoziati entro la data limite del 31 dicembre 2007. La sua pressione nei confronti dei Paesi ACP è aumentata a tal punto da utilizzare il ricatto degli aiuti per dissuadere i governi da qualsiasi richiesta di slittamento della scadenza negoziale. Secondo l’Ue, la liberalizzazione del commercio e degli investimenti dovrebbe servire a sostenere lo sviluppo delle regioni ACP, ma l’unico risultato sarà quello di travolgere le fragile economie di quei Paesi distruggendo ogni ipotesi di sviluppo autocentrato.

La cooperazione allo sviluppo non può essere il veicolo per l’affermazione degli interessi offensivi europei. La Ue ripete continuamente di non avere interessi per le regioni ACP. Se così fosse accoglierebbe le preoccupazioni espresse dai governi, dalla società civile e dalle reti dei contadini di quei Paesi, abbandonando la logica della liberalizzazione commerciale per ritornare agli obiettivi di sviluppo stabiliti nell’accordo di Cotonou.

Il prossimo 27 settembre ricorrerà il quinto anniversario dall’avvio dei negoziati. In quell’occasione migliaia e migliaia di persone manifesteranno il proprio dissenso in tutta europea e nei Paesi ACP.

Anche tu puoi puoi prendere parte a questa mobilitazione, inviando una mail al primo ministro del Portogallo, José Sócrates Carvalho Pinto de Sousa, il cui Paese attualmente detiene la presidenza di turno della Ue ed avrebbe l’opportunità di inserire in agenda le criticità emerse in questi mesi da parte della società civile europea e ACP, affinché avvenga un rallentamento ed un contestuale ripensamento dell’intero impianto negoziale degli accordi.

clicca su  http://www.epa2007.org/main.asp?id=341

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