‘Care’, una delle più grandi organizzazioni non governative (ong) mondiali, ha respinto una donazione di 45 milioni di dollari in grano dal governo degli Stati Uniti, poichè ritiene che questi rifornimenti danneggino i produttori agricoli dei paesi in cui sono diretti gli aiuti. “Vogliamo fare gli interessi dei popoli poveri e sostenere aiuti efficienti e questo metodo non lo èâ€? ha detto la presidente di Care, Helel Gayle, a fonti di stampa internazionali. Ricevere “aiuti in naturaâ€? è stato finora il modo principale con cui l’ong, così come pure gli altri organismi umanitari, ha ricevuto sostegno dagli Usa. I prodotti vengono acquistati dal governo americano dai produttori statunitensi e donati alle organizzazioni umanitarie che li distribuiscono o li rivendono sui mercati dei paesi poveri e con i proventi finanziano altri progetti di sviluppo. Questo metodo – dice Care – finisce per essere una forma di dumping che danneggia i produttori locali. Il rifiuto di ‘Care’ ha avuto l’effetto di riaccendere un dibattito sul meccanismo con cui gli Usa forniscono aiuti all’estero, proprio mentre il Congresso statunitense sta discutendo la nuova normativa sull’agricoltura. Per legge da oltre un decennio gli Stati Uniti forniscono gran parte dei loro aiuti internazionali in prodotti agrolimentari (soprattutto grano e olio vegetale) acquistati dagli ultra-sovvenzionati produttori agricoltori americani, così di fatto il denaro speso rientra in circolo nel paese. Negli ultimi due anni, i tentativi di modificare la legge in modo che almeno una parziale quantità di aiuti venga concessa in denaro sono falliti sia per la pressione delle lobby agrolimentari sia delle compagnie di trasporto marittimo che si occupano di trasportare le derrate nei paesi poveri. Anche l’attuale disegno di legge in discussione al Congresso, che vorrebbe introdurre almeno il 25% dei aiuti in denaro, deve fare i conti con le stesse opposizioni. Lo stesso ‘Government Accountability Office’, sorta di ‘Corte dei conti’ del Congresso, ha definito il meccanismo “intrinsecamente inefficienteâ€?, poichè le ong beneficiate ricavano dalla vendita del prodotto solo il 70-80% del valore inclusi i costi di trasporto. Non tutte le ong condividono le critiche di ‘Care’, la quale precisa di non essere contraria alla fornitura di aiuti alimentari in occasione di situazioni di emergenza come carestie e cataclismi, ma ne mette in dubbio l’efficacia in un contesto di aiuto allo sviluppo. Nel 2005 ‘Care’ decise di rinunciare progressivamente a questa formula di aiuti entro il 2009, tentando di rimpiazzare quelle risorse con aiuti in denaro.
Fonte Misna 2007