L’Assemblea delle Nazioni Unite con la risoluzione 2124 del 1966, a sostegno delle politiche contro la discriminazione razziale, ha istituito per il 21 marzo di ogni anno la Giornata internazionale contro la discriminazione razziale, ricordando proprio il massacro di Sharpeville.
Molta strada è stata fatta ma sicuramente le discriminazioni razziali sono sempre latenti, pronte a riemergere soprattutto nei momenti di "crisi" come quella attuale. Se da una parte nell’uomo non ha tendenza ad amare uno straniero, uno differente da lui, è altrettanto vero che l’educazione può favorire e migliorare ai rapporti interculturali, alle diversità razziali e di genere.
La discriminazione razziale è una preoccupazione di tutti i popoli e paesi che può essere sconfitta solo potenziando l’educazione , la formazione interculturale. La politica poi ha la sua dose di responsabilità. Preferisce cavalcare le insicurezze della gente , le paure della crisi, del cambiamento. Si ricorre a gran voce al "popolo" quasi che dal popolo derivino le soluzioni. Invece tocca alla politica, alla scuola, alla società civile il compito di innescare quei processi di convivenza civile e di attitudine ai rapporti interculturali che ormai caratterizzeranno il nuovo secolo.