Quando fu scelto dai collaboratori di suo padre per diventare il presidente piĆ¹ giovane del mondo, Kabila aveva 29 anni. Proprio a lui fu affidato il paese piĆ¹ grande e ricco dellāAfrica, dilaniato dalla guerra: dopo la caduta di Mobutu, lo Zaire era stato ribattezzato Repubblica Democratica del Congo ma non aveva trovato la pace. Una volta al potere, il primo viaggio di Joseph fu proprio a Kigali, in Ruanda. In rapida successione seguirono New York, con la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, Parigi e Bruxelles: rapporti troppo importanti per poterne fare a meno, essenziali per la pace, o quantomeno per non finire come suo padre.
Uomo dellāoccidente, ma pronto a svendere le miniere ai cinesi, fantoccio, dittatore senza ācongolitĆ©ā: nellāarco di quindici anni, dalla nomina a presidente āad interimā fino agli spari sui manifestanti di Kinshasa, Kabila ĆØ stato etichettato e denigrato in tanti modi. Ora ĆØ accusato di ritardare faziosamente la scadenza elettorale per perpetuare il suo mandato; di calpestare la costituzione per restare in carica e mantenere la presa sullāoro, i diamanti, il coltan e la cassiterite dellāex Zaire. Prova ne sono i Panama papers, in cui figura anche Jaynet DĆ©sirĆ©e Kabila Kyungu, gemella di Joseph. La loro societĆ ĆØ stata registrata in unāisoletta del Pacifico, nel 2001, dopo la nomina di Kabila.
I partiti di opposizione chiedono che alla scadenza del suo secondo mandato, il prossimo 19 Dicembre, si torni al voto. Il governo risponde che bisogna prima aggiornare le liste per non lasciar fuori milioni di elettori, che nel 2011 non erano ancora maggiorenni. Per farlo servirebbero almeno dieci mesi, forse il doppio.
La Maggioranza Presidenziale e una parte minoritaria dell’opposizione congolese, guidata da Vital Kamerhe, hanno sottoscritto l’accordo politico per la gestione consensuale del paese. In programma il 27 novembre, le elezioni non avranno luogo nel 2016 perchĆ© l’accordo politico sposta la tornata elettorale ad aprile 2018, quindi ben oltre il 19 dicembre, data della fine del secondo e ultimo mandato costituzionale del presidente Joseph Kabila.
A differenza del raggruppamento dell’opposizione, che ha boicottato il dialogo, che prevede un regime speciale senza Kabila dopo il 19 dicembre, il testo concordato tra la Maggioranza Presidenziale (MP), una parte dell’opposizione e della societĆ civile congolese prevede che il capo di stato uscente rimanga in carica fino alla elezione del suo successore. Nel documento, inoltre, si prevede la formazione di un governo di transizione, la cui presidenza dovrebbe essere affidata allo stesso Vital Kamerhe, e di un organo di sorveglianza che monitorerĆ ogni mese i progressi della preparazione delle future elezioni presidenziali.
La situazione nella RDC desta grande preoccupazione, si prevede lāesplosione di proteste, di manifestazioni e di violente repressioni, cui lāattuale presidente non ĆØ nuovo. Tra il 19 e 20 settembre, solo per menzionare le ultime, almeno 53 persone – 49 civili e quattro poliziotti – sono stati uccisi, secondo le Nazioni Unite, nel corso di una manifestazione indetta dal raggruppamento politico di Etienne Tshisekedi. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni di Joseph Kabila, il 20 dicembre, come prescrive la Costituzione del Paese.
E mentre Il Consiglio Europeo sostiene la necessitĆ che la RDC elegga il suo nuovo presidente nel 2017, paventando la minaccia delle sanzioni, nel recente vertice svoltosi a Luanda, Kabila ha ricevuto il sostegno di suoi omologhi africani della regione dei Grandi Laghi e membri di SADC. Questi, pur avendo accolto con favore lāaccordo āelettoraleā firmato dalla Maggioranza Presidenziale e da unāesigua parte dellāopposizione, non hanno neppure preso in considerazione la proposta di una presidenza di transizione a partire dal 19 dicembre. Lo stesso presidente angolano Eduardo dos Santos, al potere dal 1979, nel suo discorso di apertura del vertice, ha invitato l’opposizione a essere paziente e āa prendere il potere in modo sicuro e incontestabile tra qualche mese, piuttosto che seguire i sentieri incerti della violenza, in cui uno sa sempre come e perchĆ© si comincia, ma non come andrĆ a finire“.
Il sostegno dei capi di stato della regione rafforza la posizione del presidente Kabila e gli permette di segnare punti di fronte alle pressioni esercitate dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, che richiedono da lui maggiore chiarezza sulle sue intenzioni. Dāaltra parte, invia un pessimo segnale allāAfrica Centrale, quello cioĆØ di un paese in cui lāalternanza politica non esiste, mentre costituzioni e calendari elettorali si modificano secondo il desiderio o, ancor peggio, in nome dellāaviditĆ dei presidenti.
Fonti
www.internazionale.it
29 Settembre 2016, Vincenzo Giardina, Gli ambigui silenzi del presidente congolese Joseph Kabila
www.jeuneafrique.com
17 ottobre 2016 ā Aggiornato 18 ottobre 2016, TrĆ©sor Kibangula, Il dialogo nella RDC: l’accordo politico posticipa le elezioni da aprile 2018
27 Ottobre 2016, Sarah Belhadi, Crisi in Congo: il vertice di Luanda ĆØ servito a qualcosa?
31 ottobre, 2016, Jeune Afrique con AFP (AGENCE FRANCE PRESS), Repubblica Democratica del Congo opposizione seppellisce i suoi morti e ha denunciato “la barbarie di Kabilaā
www.Afrikarabia.com