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Filosofia e Identità africana

La filosofia dovrebbe aiutarci ad interpretare la realtà dell’uomo, rispondere alle domande sull’uomo e sulla sua natura. A volte mi chiedo se davvero la filosofia occidentale serva a questo o serva, piuttosto, a sostenere una visione del mondo funzionale al nostro modello occidentale etnocentrico, che ci porta a considerarci i soli depositari del sapere scientifico e filosofico. Abbiamo nel corso dei secoli cercato ripetutamente di privilegiare il nostro punto di vista a scapito di quello altrui e di leggere l’altro solo con le nostre lenti.


Nessun essere umano è sprovvisto di una sua visione del
mondo
, cioè di una sua filosofia; e che, di conseguenza, nessun popolo e
nessuna cultura o civiltà possono essere privi di un proprio pensiero
filosofico e di un proprio atteggiamento filosofico nei confronti della realtà.

Per favorire la conoscenza e la reciprocità è necessario conoscere
e non comparare
. Comparare presuppone che io “raffronto” sulla base di un mio
modello interpretativo e codificato e questo porta inevitabilmente a
identificare delle analogie che servono poi ad omologare il proprio pensiero.

L’incontro tra due o più culture per essere fruttuoso
presuppone invece  uno sforzo di
acculturazione
, di contatto intimo con il pensiero e il modo di agire della
cultura altrui. Senza questo in genere si condanna ciò che, nella cultura
altrui, risulta  diverso,
come se fosse
essenzialmente inferiore, insensato, senza significato e dunque senza valore. Per
questo la filosofia potrebbe aiutarci veramente a favorire quei processi
interculturali necessari per favorire lo sviluppo di una cultura della
reciprocità.

L’africano non si considera come il centro dell’Universo, né
sottomette il mondo, Dio o la società al giudizio della sua ragione. L’ “Africano”
– scrive L.S. Senghor – non assimila, viene assimilato. Egli vive una vita
comune con l’Altro
; vive in simbiosi…Descartes diceva ”penso dunque sono”…L’Africano
direbbe “sento, danzo l’Altro; dunque siamo”
. L’africano è perfettamente capace
di pensieri scientifici, matematici, metafisici… ma non ne sente l’importanza,
anzi l’utilità per la sua esistenza quotidiana .


Per altro, anche i filosofi
occidentali smettono generalmente di pensare in modo filosofico quando tornano
a casa.

La foto rappresenta un "kisi" un feticcio africano. Per gentile concessione del Museo africano di Verona

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