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End police brutality in Nigeria

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Due settimane un video ha mostrato degli agenti della Special Anti-Robbery (Sars), che trascinavano due uomini da un hotel a Lagos, sparando ad uno di loro senza apparente ragione. Questa è stata la miccia della protesta e delle manifestazioni che si susseguono da allora.

I manifestanti sono scesi in piazza perché stanchi della violenza della polizia e in particolare della  Sars, una delle tante forze speciali di polizia istituite  negli anni ’90 per affrontare la crescente criminalità violenta. Forza che ora molti accusano  di rispecchiare i gruppi di criminali che dovrebbero combattere.

Le proteste  riempiono le piazze, con l’intento di far sciogliere le squadre speciali che , con la scusa di combattere il crimine, approfittano vessare i cittadini , gestire estorsioni, compiere omicidi e torture.

Come accade in queste occasioni le proteste stanno degenerando in duri confronti, anche armati, tra forze della polizia e manifestanti. Non mancano poi le bande armate, che fomentano la rivolta per saccheggiare negozi, incendiando e distruggendo cose. In questa situazione il governo federale  ha schierato, nella capitale Abuja, l’esercito.

La protesta e la solidarietà ai manifestanti si è immediatamente propagata nelle diaspore nigeriane degli Stati Uniti, dell’Inghilterra. Gli stessi calciatori nigeriani della nostra serie A, hanno dimostrato la loro vicinanza.

“End police brutality in Nigeria” Fermare la brutalità della polizia che ieri martedì 20 a notte tarda ha sparato contro manifestanti inermi, seduti per terra, uccidendone alcuni. Al momento non ci sono conferme ufficiali.

La Nigeria ha una lunga storia di violente repressioni delle proteste pacifiche. L’attuale presidente Muhammadu Bhuari, negli anni 80 è stato capo della giunta militare. Amnesty International afferma che le forze di sicurezza hanno ucciso almeno 150 attivisti e manifestanti nel sud-est (reclamo negato dall’esercito), e un’inchiesta giudiziaria ha scoperto che i soldati hanno ucciso centinaia di musulmani sciiti a Zaria, nel nord, nel 2015.

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